Di Manlio Dinucci
Convinto della santità della causa, come all'epoca delle antiche
crociate, mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa
Sede presso le Nazioni Unite, ha dichiarato che, di fronte alla «linea
violenta» in Siria, «la comunità internazionale ha la responsabilità non
solo di muoversi con delle sanzioni, come è avvenuto», ma di far sì che
siano «rispettati i diritti legittimi degli individui e delle comunità
minoritarie». Lo sconfessa mons. George Kassab, arcivescovo
cattolico siriano di Homs. Nella documentata testimonianza redatta da
Marie-Ange Patrizio di ritorno da un viaggio in Siria su invito delle
Chiese d'Oriente (www.mondialisation.ca/), mons. Kassab dichiara che
«noi cristiani non siamo isolati in questo paese, ma collaboriamo con
l'Islam e siamo presenti in tutte le funzioni pubbliche». Racconta
quindi che «le manifestazioni sono iniziate in modo pacifico ma, tutto a
un tratto, sono comparse armi molto sofisticate di provenienza europea e
statunitense». Egli conferma così quanto rivelato dal giornale turco
Milliyet: la Francia sta addestrando in Turchia e Libano gruppi che,
sotto il nome di «esercito libero», vengono finanziati e armati anche da
Gran Bretagna e Turchia di concerto con Washington, e infiltrati in
Siria da una base nella provincia turca di Hatay. Le testimonianze,
raccolte dalla Patrizio e da altri, dimostrano che molti dei morti in
Siria sono civili e militari uccisi da questi veri e propri squadroni
della morte. E' iniziato allo stesso tempo l'attacco sul fronte politico
ed economico. Il ministro degli esteri francese Alain Juppé, ricevendo a
Parigi un rappresentante del «Consiglio nazionale siriano», ha
dichiarato che questo gruppo d'opposizione è «il legittimo
interlocutore» e che la Francia, insieme ai partner della Ue, pensa di
«creare in Siria corridoi umanitari per alleviare le sofferenze della
popolazione». Di pari passo si muove la Lega araba, che ha sospeso la
Siria, le ha imposto sanzioni e minaccia di bloccare i voli commerciali,
costringendola ad accettare propri «osservatori» (in realtà agenti dei
servizi segreti) per monitorare lo stato dei diritti umani. Sotto la
supervisione del Qatar, la monarchia ereditaria che considera illegali i
partiti politici e condanna a morte gli oppositori, che ha inviato
truppe in Bahrain per schiacciare nel sangue la richiesta di democrazia e
migliaia di commandos in Libia per rovesciare il governo di Tripoli. E
da Israele il ministro della difesa Ehud Barak avverte che il presidente
siriano Assad «farà la stessa fine dei despoti di Libia e Iraq». Alla
crociata partecipa un agguerrito schieramento italiano multipartisan, da
Fiamma Nirenstein (Pdl), che chiede sanzioni sempre più dure contro la
Siria, al responsabile internazionale del Pd, Lapo Pistelli, che,
criticando «la non decisione del Consiglio di sicurezza, a causa del
veto di Russia e Cina», chiede un intervento tipo quello in Libia perché
«non possiamo assistere inermi e silenziosi al massacro da parte del
regime di Assad». «Dio lo vuole!» era il grido di battaglia dei crociati
quasi mille anni fa. Oggi si parla un linguaggio moderno, ma il senso è
lo stesso: lo vuole il Dio degli eserciti, figlio del Dio Denaro.
Da il Manifesto
Related Posts
{{posts[0].title}}
{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}
{{posts[1].title}}
{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}
{{posts[2].title}}
{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}
{{posts[3].title}}
{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione