Di Rossana De Simone
Nell’articolo la “Guerra silenziosa. La nuova dottrina di Barack Obama:
Strategie d’azione. Contro l’Iran niente bombe fragorose ma attacchi
cibernetici e uccisioni mirate.” Carlo Jean scrive che la strategia del
presidente Obama è profondamente diversa da quella del suo predecessore
Bush jr.
http://www.iltempo.it/interni_esteri/2011/12/11/1308660-guerra_silenziosa_nuova_dottrina_barack_obama.shtmlIn realtà le cose non stanno così. Possiamo però affermare che Obama
ha già iniziato la guerra all’Iran? Una guerra silenziosa appunto,
condotta non al limite del diritto internazionale, ma oltre il diritto
internazionale. Per tornare al confronto con la gestione Bush, basta
leggere il documento “la strategia nazionale per controterrorismo 2011”
redatto dalla Casa Bianca, per trovare le idee più estreme della
gestione del precedente presidente.
http://www.whitehouse.gov/blog/2011/06/29/national-strategy-counterterrorism
Il 17 settembre 2011, immediatamente dopo l’attacco alle torri del
World Trade Center, Bush aveva autorizzato la CIA a intraprendere una
guerra globale. Secondo il giornalista Suskind, la CIA aveva individuato
terroristi in 60 paesi e il Segretario della Difesa Rumsfeld aveva
cominciato a sviluppare piani per operazioni speciali.
http://www.democracynow.org/2008/8/13/the_way_of_the_world_ron
Nell'era di Obama si è arrivati ad elencare circa 75 paesi e si è individuato nei droni l’arma perfetta.
“Quando volano gli aerei senza pilota sui paesi stranieri, quando
attaccano e uccidono, ciò non vuol dire che vi sia in guerra”. Questo è
ciò che sostiene il presidente Obama. Ma se è l’Iran a far saltare in
aria la casa di un sospetto funzionario della CIA negli USA, come
reagirebbe l’America? Sicuramente direbbe che è un atto di guerra.
Il presidente Bush aveva autorizzato l’uso dei mezzi dell’intelligence
per distruggere la guardia rivoluzionaria iraniana, per attaccare gli
scienziati nucleari e il sistema di computer iraniano.
Obama conta
di usare le insurrezioni lungo i confini del paese e quelle all’interno
dell’Iran, aumenta la vendita ai paesi del Golfo Persico di
anti-bunker, munizioni, aerei da combattimento e altro hardware
militare, per aumentarne le capacità offensive e difensive.
U.S. Eyes Covert Plan to Counter Iran in Iraq
http://online.wsj.com/article/SB10001424053111903895904576547233284967482.html?mod=googlenews_wsj
La tecnologia drone può essere sofisticata, ma può essere
decodificata e replicata, e quaranta paesi hanno già UAV nei loro
arsenali. Quando gli americani conducono attacchi con i droni dovrebbe
chiedere l’autorizzazione del governo locale o, come nel caso della
Libia, lo dovrebbe fare come parte di una forza multinazionale. Nel
Pakistan la campagna con i droni si è intensificata dimostrando fino a
che punto gli USA sono capaci di agire autonomamente senza che i
legislatori abbiano dato una risposta alle questioni riguardanti la
guerra con questi velivoli.
Gli USA possono arrogarsi il diritto di vita e di morte di persone di tutto il mondo?
Monitoring Anti-State Armed Conflicts in South Asia http://cmcpk.wordpress.com/category/monthly-security-reports/ Drone Attacks in Pakistan http://cmcpk.wordpress.com/drone-attacks-in-pakistan/
In genere l’UAV è gestito dall’intelligence e sottoposto al suo
commando. Qualora sia armato e debba intervenire a supporto di altre
attività, l’unmanned finisce sotto il controllo di un secondo comandante
(aeronautica), nel caso invece di una operazione speciale finisce sotto
il comando di un terzo, quello delle special forces. Lo abbiamo visto
durante l’operazione dell’unità d'elite della marina.
Seal Team 6: inside the Osama bin Laden assassination squad
http://www.guardian.co.uk/world/2011/may/04/seal-team-6-inside-osama
Il drone RQ-19 Sentinel che gli iraniani hanno mostrato al mondo, ha
riaperto la polemica che il presidente Obama possa prevedere di lanciare
raid in Iran con l’aiuto di forze speciali per distruggerlo. Questa
opzione è stata abbandonata solo perché sarebbe stata considerata un
atto di guerra con conseguenze incalcolabili.
Gli Stati Uniti
hanno usato i satelliti per anni per raccogliere informazioni sui siti
nucleari iraniani, ma il Sentinel RQ-170 dispone di nuove possibilità e
funzioni. Può volare ad altitudini alte, è in grado di rimanere in aria
per ore, ha sensori multipli per le immagini, può intercettare
comunicazioni elettroniche e può prelevare campioni d’aria per
verificare se vi siano sostanze chimiche che potrebbero indurre a
credere che è attivo, in quella zona, un programma nucleare.
Con il
video a terra si può vedere il via vai delle persone e altri movimenti
che un satellite non potrebbe rilevare. In mano all’Iran ci sarebbero
dunque non solo i segreti del rivestimento stealth, i suoi sensori e le
sue telecamere, ma anche i dati memorizzati nel computer che
segnerebbero gli obiettivi di un attacco americano e/o israeliano.
Il sistema ha rivelato una sua debolezza in quanto si sarebbe dovuto
avviare il processo automatico di distruzione in quanto la RAND ha
affermato che quando qualcosa va storto durante un volo dei droni,
questo è programmato per tornare automaticamente alla base.
Evidentemente non è stato attivato e, sebbene le informazioni siano
crittografate, è evidente che non esiste una perfezione tecnologica. E
c’è poco da ridere.
Drone Wars: Iran Unlikely To Benefit Much From Windfall
http://www.forbes.com/sites/lorenthompson/2011/12/08/drone-wars-why-iran-is-still-in-the-dark/
Una falla si era già aperta quando i sistemi di controllo a terra
della Air Force Base in Nevada, sono stati infettati da un virus
informatico. I tecnici dell’Air Force sono stati costretti a cancellare
completamente i dischi rigidi interni del GCS e non sono ancora sicuri
di come sia penetrato e da dove proviene.
http://www.forbes.com/sites/alexknapp/2011/10/08/americas-drones-have-been-infected-by-a-virus/
Il governo iraniano ha emesso una denuncia formale convocando
l’ambasciatore svizzero Livia Leu Agosti che gestisce la diplomazia per
gli Stati Uniti in Iran. I funzionari iraniani hanno detto che questa è
l’ennesima prova che vi siano azioni di spionaggio nei suoi confronti.
Iran Reports Arrest of U.S. Spy Ring
http://www.nytimes.com/2011/06/23/world/middleeast/23tehran.html?_r=1
L’esitazione da parte dei funzionari americani nel confermare che il
velivolo che si è schiantato era il Sentinel della Lockheed Martin, sta a
significare che vi sono altri droni in Iran.
La tecnologia usata da questo UAV è la stessa che ha rivelato il nascondiglio di Osama bin Laden.
Bin Laden non è mai stato visto ma il via vai di gente importante ha
rivelato che lui era lì e gran parte delle informazioni critiche sono
state raccolte dal sistema di sensori FMV.
Sia la CIA sia il
Geospatial-National Intelligence Agency (NGA) hanno basato le proprie
attività di intelligence sulle capacità FMV come chiave delle analisi
di intelligence. Si tratta di un sensore full-motion video.
La tecnologia robotica UAV è un’arma che avrebbe bisogno di un nuovo
quadro etico. Molti la vedono come un nuovo stile di combattimento
perché i droni girano in uno spazio, e attendono il momento migliore per
attaccare con precisione.
Durante una riunione della American
Society of International Law, Peter Singer del Brookings Institution ha
detto che le nuove tecnologie hanno cambiato le regole del gioco. I
droni sono gestiti da piloti seduti di fronte a schermi di computer ma
non bisogna ignorare che sono sottoposti agli stessi stress dei piloti
coinvolti nei cieli.
Regole speciali per i droni?
http://www.asil.org/insights101112.cfm
Gli incidenti in cui sono coinvolti i droni sono più alti di quelli dei velivoli pilotati.
Dal momento che il velivolo “sa quello che deve fare”, la missione
prosegue anche in caso di interruzione della comunicazione tra il
velivolo stesso e la stazione di controllo.
Il ruolo passivo
dell’operatore, responsabile solo del monitoraggio del sistema durante
tutta la missione, fa sì che vi siano difficoltà nel riprendere il
controllo del sistema quando qualcosa non funziona come previsto.
Ricerche hanno dimostrato che dopo 30 minuti di monitoraggio di un
sistema si abbassa il livello di allerta dell’operatore, in più i bassi
livelli di “quota di lavoro” richiesti fanno sentire l’operatore
“dis-accoppiato” con il sistema non solo nell’agire, ma anche nel
sentirsi responsabile della missione perchè è il sistema che esegue la
missione.
I diversi livelli di automazione non forniscono al
velivolo capacità decisionale. Esso non reagisce autonomamente, non
decide di modificare o meno la missione ad eventi non programmati quali
un suo malfunzionamento, oppure un cambiamento dello scenario operativo
in cui sta volando.
Un incidente che interessi un sistema non
viene causato da un singolo ed isolato evento, ma piuttosto da un
insieme di eventi concatenati. Nel caso degli UAV, molti degli incidenti
analizzati hanno come causa scatenante un problema al velivolo a cui
esso stesso non sa reagire, spesso l’operatore non comprende lo stato
alterato del velivolo e non prende il controllo diretto.
I primi
prototipi sono stati utilizzati già negli anni ’50, ma la svolta si ebbe
nel 1982 quando Israele schierò questi sistemi nella valle di Bekaa nel
Libano per fornire informazioni per l’intelligence, per la sorveglianza
e la ricognizione e attivare i sistemi di difesa aerea siriani
dell’aria.
Gli Stati Uniti iniziarono quindi ad acquistare i
sistemi unmanned israeliani (il Pioneer) e a sviluppare nuovi sistemi
come il “Predator RQ-1. Tale sistema dal 1996 è stato usato nei Balcani
e poi una volta munito di missili aria-terra in Kosovo, Afghanistan,
Iraq.
Il Northrop-Grumman Global Hawk RQ-4 ha volato per la prima
volta nel 1988 ed è stato usato sia in Afghanistan ed Iraq. In questi
scenari sono stati utilizzati anche gli UAV di ridotte dimensioni
definiti mini-UAV e micro-UAV, trasportati direttamente dai soldati sul
campo e impiegati in voli a bassa quota e corto raggio.
Il sistema
UAV, velivolo senza pilota a bordo, comprende il velivolo, i sistemi
per la navigazione, il controllo ed il payload, sensori, telecamere,
sistemi per l’atterraggio. Vi sono velivoli che sono controllati
direttamente da un pilota esterno alla stazione di controllo che comanda
manualmente il velivolo in fase di decollo e atterraggio, velivoli che
per il decollo vengono lanciati da una catapulta e che atterrano
autonomamente, e infine vi sono velivoli che decollano e atterrano
automaticamente. Ci sono 10 livelli di automazione in ognuno dei quali
l’operatore e la macchina cedono o acquisiscono autonomia. Il livello 1
corrisponde al controllo manuale, mentre il livello 10 corrisponde alla
completa autonomia. A partire da tale livello si scende verso livelli
che prevedono un sempre maggiore coinvolgimento dell’operatore. Ogni
livello definisce la possibilità di decisione e d’azione sia
dell’individuo sia della macchina.
Nel caso in cui la missione è
completamente pianificata prima del decollo del velivolo, il compito
primario dell’equipaggio durante la missione è quello di monitorare lo
stato del velivolo e di controllare il payload. Questo è il caso del
Global Hawk che risulta essere il velivolo più automatizzato di quelli
attualmente in uso.
Oltre il drone vero e proprio, il sistema
comprende il Sistema di Terra GSS (Ground Support System) costituito da
una parte fissa UAV CC (UAV Control Center) e da una parte mobile MGS
(Mobile Ground Segment). La Ground Control Station è l’interfaccia che
mette in diretto contatto l’operatore con l’aeromobile ed è fornita di
tutti gli strumenti necessari per comandare il velivolo.
A seconda
del livello di automazione implementato, i display attraverso i quali
gli operatori (il vehicle operator, che ha il comando del velivolo, ed
il payload operator, che gestisce il payload) ricevono tutte le
informazioni provenienti dai sensori e dalle telecamere di bordo
riguardo lo stato del sistema (velivolo, sistemi di comunicazione) e
dello scenario nel quale il velivolo vola.
L’Italia ha utilizzato
piattaforme UAV in azioni belliche con i Predator già nel 2004 in Iraq.
In ambito industriale esempi di piattaforme UAV sviluppate sono il Falco
della Galileo Avionica e lo Sky-X di Alenia Aeronautica ed è inserita
anche in progetti europei come il progetto europeo Neuron che ha come
obiettivo di costruire e portare sul campo un UCAV stealth entro il
2012.
Da Peace Link
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