Di Galapagos
Un governo tecnico - anche se composto da persone per bene e con uno
stile non cialtronesco al quale ci aveva abituato Berlusconi - non è mai
un governo indipendente, ma è schiavo dei divieti delle forze politiche
che devono garantirne la maggioranza parlamentare. Il governo Monti non
fa eccezione. E, purtroppo, di suo ha messo, nel decreto legge varato
domenica, un contenuto elevato di ideologia neoliberista che non a caso è
piaciuta moltissimo ai mercati che ieri l'hanno esaltato spingendo al
rialzo le borse e al ribasso il differenziale tra Btp e Bund tedeschi.
Monti aveva promesso «efficienza, equità e sviluppo» e aveva garantito
di dare il via a un sistema fiscale che avrebbe oppresso un po' di meno i
redditi più bassi, aumentando la tassazione sui consumi e quella sul
patrimonio. Era un'ottima premessa: sui redditi l'evasione fiscale è
elevatissima, mentre occultare il patrimonio è molto più complicato. Di
tutto questo nel decreto non c'è traccia. Dai primi calcoli emerge che
dalla previdenza salteranno fuori 12 miliardi (oltre un terzo
dell'intera manovra) tra blocco e aumento dell'anzianità emancata
indicizzazione delle pensioni. Quest'ultimo provvedimento è
particolarmente grave: colpisce la massa delle «rendite», quelle cioè
superiori ai 940 euro al mese. Che sono taglieggiate da una inflazione
attorno al 4,5% se calcolata - l'Istat lo fa - sul paniere degli
acquisti quotidiani. Cioè della spesa necessaria a vivere. Di più: visto
che l'aumento dell'Iva dal 10 al 12 per cento renderà più cari i
consumi di massa, ne discende che lamanovra ha una connotazione anti
popolare e al tempo stesso sarà depressiva per l'economia. Manon è
finita: della patrimoniale non c'è traccia salvo un po' di fumonegli
occhi sotto forma di aumenti di bollo per le auto di grossa cilindrata,
aerei e elicotteri. C'è, invece, il ritorno dell'Ici sulla prima casa e
soprattutto l'aumento delle rendite catastali per tutte le case, anche
la prima. Insomma, tutti saranno chiamati a pagare, anche se,
ovviamente, un po' di meno in cifra assoluta,manon certo in proporzione
al reddito, i possessori di case modeste. E la patrimoniale è scomparsa:
Berlusconi si è opposto e il governo tecnico di Monti non può fare a
meno dei voti del Pdl. Le imposte a pioggia sulla casa sono il classico
esempio di una tassazione efficiente (pesca nel mucchio) che non
risponde, però, ai principi di equità. Anzi, così come è stata
impostata, è una imposta regressiva che penalizza chi ha fato sacrifici
immensi per comprarsi una abitazione vista la latitanza dello stato
nell'edilizia sociale. Certo, Monti si trova a fronteggiare una
situazione economica e finanziaria terribile, un paese quasi allo
sfascio (anche dell'unità politica) della quale non ha responsabilità.
Sicuramente nelle sue scelte sente sul collo il fiato del ricatto
politico berlusconiano, però non ha lanciato alcun segnale di
cambiamento. Eppure qualcosa poteva fare. Poteva, quantomeno, rinviare
le enormi spesemilitari (16 miliardi solo per nuovi aerei) che
appesantiscono i conti pubblici; poteva chiedere alla chiesa cattolica
di rinunciare a parte dei propri privilegi pagando l'Ici sugli immobili
destinati a attività commerciali che nulla hanno a che fare con la
professione di fede; poteva tentare di dare un po' di slancio alla green
economy destinandogli un po' di risorse oltre al «banale» 36%
riconosciuto alle ristrutturazioni. Potevano essere colpiti con una
tassazione meno di favore dell' 1,5% i capitali fuggiti all'estero e già
«scudati» da Tremonti a condizioni di estremo favore che non hanno
avuto uguali nel mondo. Qualcuno ha detto: «dategli tempo, mettiamolo
alla prova». Si diceva così anche nel '94 all'arrivo di Berlusconi. Ma
di tempo non ce n'è: la crisi incalza e l'economia italiana nel 2012
andrà in recessione. Il che significa che non sarà creata nuova
occupazione, che gli anziani rimarranno al lavoro, il potere d'acquisto
di larghi strati della popolazione si ridurrà e cadrà la domanda di beni
di consumo senza che sia sostituita da una crescita di consumi sociali e
di investimenti pubblici. Monti che è un tecnico lo sa bene. Decine di
milioni di italiani impareranno a conoscerlo sulla loro pelle.
Da il Manifesto
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