Poco importa che all’ospedale di Songjiang, nel distretto di Shanghai, ci siano 61 operai cinesi della Riteng Computer Accessory ricoverati con gravi ustioni e ferite causate dallo scoppio dell’incendio di tre giorni fa.
Pare che l’esplosione sia dipesa dalla polvere di alluminio che circola nell’aria della fabbrica: stesso colpevole dello scoppio e conseguente incendio nell’altra fabbrica sussidiaria dell’Apple, la Foxconn di Chengdu lo scorso marzo.
Secondo le Ong che si battono per i diritti dei lavoratori, questo dimostra il non rispetto delle normative di sicurezza nelle fabbriche che producono parti per l’Apple, come già è emerso in alcuni libri bianchi diffusi l’anno scorso.
La China Labor Watch, una di queste organizzazioni con base a Hong Kong, da mesi si batte per denunciare le carenze della catena di lavoro dell’Apple in Cina, il cui caso più emblematico è rappresentato dai suicidi degli operai nella sussidiaria Foxconn, ma che riguarda anche le pessime condizioni di lavoro di molte altre aziende.
Da E-il mensile
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