Sparizioni forzate, saccheggi, aggressioni di multinazionali,
sfollamenti, prigionieri politici e terrorismo di stato. Proprio come
con Uribe
Di Stella Spinelli
A oltre un anno dall'insediamento di Juan Manuel Santos,
il presidente "del cambiamento" e "dei diritti umani", fatti e numeri
dimostrano come niente lo diversifichi da Alvaro Uribe in termini di
sparizioni forzate, saccheggi, aggressioni di multinazionali,
sfollamenti, prigionieri politici e terrorismo di stato. Tutto continua e
sempre più in sordina. Con i medesimi strumenti: forza pubblica e paramilitari.
Dal 7 agosto 2010 sono stati impunemente assassinati 36 difensori dei diritti umani, 18 dirigenti agrari che esigevano la restituzione delle terre usurpate ai contadini con la violenza, e 28 sindacalisti, la maggioranza dei quali apparteneva alla Centrale Unitaria dei Lavoratori (Cut). Migliaia sono stati minacciati di morte.
Decine anche gli oppositori politici fatti fuori. Si tratta sempre di
affiliati a partiti di sinistra oppure semplici attivisti di
organizzazioni comunitarie, di rivendicazione sociale, di lotta per la
casa, studentesche. Tanto il Partito Comunista come il Polo Democratico
Alternativo hanno subito assassinii; il Pda ha denunciato che nei primi
90 giorni del governo Santos sono stati uccisi 50 oppositori politici, e lo stermino continua.
Ma il mondo politico non è l'unico nel mirino dello Stato: persino dodici compagnie teatrali di Bogotá sono state minacciate di morte
perché il lor far teatro è considerato un pericolo per il potere
costituito. Il teatro sociale è visto come una minaccia dal
paramilitarismo, il quale assicura che "li sterminerà uno per uno" in
quanto gli attori e gli artisti "vogliono fare i difensori dei diritti
umani e si oppongono alle politiche del nostro governo".
Aumenta anche la persecuzione contro gli studenti.
Dopo le gigantesche manifestazioni studentesche contro la
privatizzazione, le università del paese hanno riaperto i battenti
tappezzate di minacce di morte. I paramilitari affermano che
ammazzeranno gli studenti "lista alla mano, uno per uno". Minacce
dipinte a caratteri cubitali nel cuore dei rettorati e delle autorità
scolastiche: dall'insediamento di Santos, la repressione contro gli
studenti è già costata la vita a molti di loro.
E cresce il dramma dello sfollamento forzato specialmente nelle aree ambite dalle multinazionali, come quella di Marmato,
il cui parroco è stato trucidato il 1 settembre 2011 perché guidava
l'opposizione alla multinazionale aurifera Medoro. Questa comunità
subisce dal 2009 le pressioni della canadese Medoro Resources che, di
concerto con la Gran Colombia Gold, sta portando avanti un megaprogetto
di miniere a cielo aperto che implica la sparizione del paesino di
Marmato e lo sfollamento di tutti i suoi abitanti. Il prete di Marmato
da tempo denunciava le continue pressioni affinché sgomberasse la sua
parrocchia e le conseguenti minacce di morte, poi mantenute.
Continuano anche i cosiddetti "falsos positivos" ossia
civili uccisi dai militari e spacciati per guerriglieri, in cambio di
vacanze e licenze premio. Sono almeno 29 i nuovi casi documentati
nell'ultimo anno per un totale di 3200 casi documentati per i quali
l'impunità degli autori materiali raggiunge il 99 percento, l'impunità
degli autori materiali il 100 percento.
In aumento anche le incarcerazioni di oppositori e difensori dei diritti umani che subiscono montature giudiziarie
da parte dello Stato. La situazione delle carceri è drammatica:
migliaia di prigionieri politici marciscono letteralmente e soffrono
condizioni aberranti di reclusione e reiterate torture, come denunciato
anche dall'Omct. Dall'inizio del 2011 sono morti per tortura e per non
aver ricevuto assistenza medica 7 prigionieri politici. Nelle carceri
sono rinchiusi oltre 7500 prigionieri politici, cifra che rappresenta un
vero record per la Colombia: il 90 percento dei prigionieri politici
sono civili. Alcuni rapporti recenti segnalano che la cifra di 7500
prigionieri politici è sottostimata, nonostante già di per sé sia
scandalosa, poiché con l'aumento delle detenzioni arbitrarie si
sfiorerebbe la cifra - totalmente occultata - di 9500 prigionieri
politici.
Il rapporto dell'agosto 2011 della Coalizione Contro la Tortura
dimostra che questa viene estesa a tutta la popolazione colombiana e
che lo Stato è il responsabile del 91 percento dei casi, considerando
che anche la violenza sessuale è in drammatico aumento, persino ai danni
dei bambini: "Nei 107 casi nei quali si è potuto individuare l'autore
della violenza sessuale ed è emerso che nel 98,14 percento dei casi i
responsabili sono agenti dello Stato".
A tutto questo si aggiunge una serie di cifre da capogiro che completano la situazione della Colombia oggi. Lo Stato colombiano ha l'esercito più armato al mondo da parte degli Stati Uniti, insieme a Israele ed Egitto: un esercito che, per mano del battaglione della Fuerza Omega del Plan Colombia, è artefice della più grande fossa comune del continente,
con 2000 cadaveri. Il 60 percento degli omicidi di sindacalisti avviene
in Colombia per mano delle forze militari o attraverso lo strumento del
paramilitarismo delle multinazionali e di Stato. E la Colombia ha anche
il record di prigionieri politici:
oltre 7500 uomini e donne, nella loro stragrande maggioranza civili
incarcerati sulla base di grottesche montature giudiziarie.
Un altro orrendo "record" della "democrazia" colombiana è la
sparizione forzata per mano dello Stato, che supera le cifre dei casi di
tortura e sparizioni forzate delle dittature del Cono
Sud: l'Onu riconosce almeno 57.200 desaparecidos, la Commissione di
Ricerca ne stima 62.000 (agosto 2011), e le vittime reclamano circa
250.000 persone scomparse. In soli 3 anni le forze repressive dello
Stato colombiano hanno fatto sparire 38.255 persone.
La Colombia è il paese al mondo con più sfollati, insieme al Sudan:
5.2 milioni di persone sfollate in modo forzato dal paramilitarismo e
dai suoi massacri, allo scopo di offrire poi le terre usurpate al grande
latifondo ed alle multinazionali. Il 40% del territorio colombiano è
richiesto in concessione da multinazionali minerarie.
Mentre aumenta lo sterminio ai danni dell'opposizione e del pensiero critico, l'impunità
per gli apparati repressivi e genocidi rasenta l'inimmaginabile:
recentemente il governo di Juan Manuel Santos ha fatto approvare una
legge che concede l'indulto a oltre 31.000 paramilitari (Legge 1424).
Da Peace Reporter
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