Di Alessandro Iacuelli
C'è qualcosa che non va, nella nostra Europa, e si vede soprattutto
quando non vengono resi noti i dati su una possibile fuga radioattiva
che sta interessando una grossa fetta del continente. La nostra è
un'Europa dove non si tace di nucleare solo quando è quello degli altri.
Così, dopo mesi di attenzione mediatica su Fukushima, ora si parla di
nucleare solo associandolo all'Iran, e calando un pericoloso velo di
silenzio su quanto avviene in casa nostra.
Lo scorso 11 novembre, l'IAEA ha distribuito uno scarno comunicato
stampa, di poche righe, in cui affermava di avere ricevuto da parte
dell'Uffico di Stato per la Sicurezza Nucleare della Repubblica Ceka
l'informazione di un aumento di Iodio-131 in atmosfera. Aumento al di
sopra delle soglie naturali, quindi causato da un'emissione industriale
di materiale radioattivo, ma subito etichettato come "very low".
Cosa ancora più grave, nello stesso comunicato si legge che altri
aumenti di concentrazione di Iodio-131 si sono verificate "in other
locations across Europe", senza specificare dove. Viene annunciato che
c'è stata o c'è una fuga radioattiva, che potrebbe esserci stato o
essere in corso un incidente nucleare "in giro per l'Europa", ma senza
specificare né dove né tanto meno quale sia la sua possibile dimensione.
Viene annunciato che c'è un incremento di concentrazione di Iodio-131,
ma non viene assolutamente detto di quanto. Senza valutazione numerica,
non viene data alcuna misura di alcun fenomeno.
Piuttosto grave, come evento. Nel caso del nucleare, per evitare
inutili rischi - e ben lo sanno a Fukushima come a Chernobyl come a
Tricastin - per prima cosa andrebbe data un'informazione corretta e
completa. Stavolta invece non c'è alcuna informazione: l'unica risposta
al comunicato dell'IAEA è stata da parte dello stesso Ufficio della
Repubblica Ceka che ha dato l'allarme, risposta che in definitiva dice
soltanto "non siamo stati noi".
Se con la mente torniamo agli anni scorsi, quelli nei quali il
nucleare francese, da sempre considerato come un gioiello tecnologico
europeo, ha accusato decine e decine di piccoli incidenti nucleari qua e
là sul proprio territorio, salta subito all'occhio che in ogni caso
l'Agenzia per la Sicurezza Nucleare ha sempre dichiarato immediatamente
che c'era stato un incidente o una fuga radioattiva. Certo, nella
stragrande maggioranza dei casi si è trattato di comunicazioni volte a
minimizzare l'accaduto, ma mai si è verificato che i cugini d'oltralpe
abbiano cercato di tenere nascosto un evento. Stavolta invece non si sa
da dove sia partita l'emissione di Iodio-131 in atmosfera!
Lo Iodio-131 è uno dei sottoprodotti della fissione nucleare sia
dell'Uranio sia del Plutonio, pertanto c'è poco da scherzare: in un
qualche luogo d'Europa, non certo nel lontano Giappone o in quell'Iran
tenuto sotto lo sguardo di tutti, c'è stata una fuga di Iodio-131 in
atmosfera. Non c'è altra possibilità. Da dove? Cos’è successo? Cosa sta
succedendo? Tutte domande che ancora in questo momento non hanno
risposta e non è detto che l'avranno.
Secondo
alcune fonti giornalistiche gli altri due Paesi europei dove è stato
registrato un aumento di Iodio-131 sarebbero l'Ungheria e l'Austria, ma
non esiste ancora alcuna conferma o smentita. Fatto sta che l'aumento di
sostanza radioattiva riguarda già tre Paesi europei, di cui uno a
ridosso dell'Italia. Se c'è una nube radioattiva che si sta espandendo
su Ungheria, Austria e Repubblica Ceka, allora è abbastanza ampia da
essere un problema per l'intera Europa, o quanto meno meritevole di
essere resa di pubblico dominio, invece...
Trattandosi di Paesi dell'Europa centro-orientale, viene in mente
l'ipotesi di qualche problema in qualche centrale di un Paese d'area
ex-sovietica, ma senza comunicazioni ufficiali, senza un'Agenzia di
Stato che annunci un: "Sì, viene dal nostro territorio", c'è il rischio
di non riuscire a cavare un ragno dal buco.
Il giorno dopo il comunicato dell'IAEA, siamo quindi al 12 novembre,
anche i rilevatori di radioattività in Svezia sono scattati
relativamente al superamento delle soglie di Iodio-131. La differenza
tra la Svezia e gli altri Paesi è che immediatamente i giornali,
Stockholm News in testa, ne hanno dato la notizia. A seguire, nelle ore
successive, la stessa sorte è toccata alla Danimarca, alla Polonia, nel
pomeriggio, secondo quanto annunciato dalla Reuters, anche in Slovacchia
e in Germania. E con questo, la nube di Iodio-131, per "very low" che
sia, si è già estesa su mezza Europa.
Per carità, la nube ha intensità "very low", se non fosse che anche a
basse concentrazioni, alla lunga lo Iodio-131 provoca il cancro e può
contaminare latte e vegetali. Cosa sta succedendo, e perché non ci viene
detto?
Interpellato in proposito dalla Reuters, Massimo Sepielli,
dell'ENEA, ha giustamente dichiarato che non è detto si tratti di un
problema ad una centrale nucleare: "Potrebbe venire dal trasporto di
materiale nucleare, oppure da una fabbrica di materiali per la
radiologia, o da un sommergibile nucleare e da altre cose più
complicate", ma non è possibile, solo misurando la radioattivià,
comprenderne la fonte.
Eppure, non può essere un mistero. Dai tempi della guerra fredda,
l'intero pianeta è cosparso di rilevatori e sensori che costantemente
registrano gli aumenti di radioattività in atmofera e a terra. Nacquero
per individuare i test di armi nucleari, oggi esistono ancora e fanno
capo al CTBTO, un'organismo internazionale che raccoglie i dati
provenienti da tutta la rete mondiale.
Il CTBTO è tenuto al silenzio con la stampa e con il pubblico, ma
quotidianamente comunica tutti i dati in suo possesso all'IAEA, all'ONU,
a vari organismi internazionali e ai Governi di tutto il mondo.
Pertanto, non è possibile che ancora oggi non si sappia da dove arriva
lo Iodio-131 che svolazza sull'Europa, e in che quantità. Così come per
Fukushima, anche in questi giorni i dati rilevati dalla rete di sensori
del CTBTO non sono stati comunicati né alla comunità scientifica
internazionale né alla stampa.
Fatto sta che abbiamo una nube radioattiva in piena Europa: mentre
pensiamo a cosa altro dire per sugellare che solo l'Iran è un pericolo,
fingiamo di non vedere cosa sta succedendo in casa nostra. Nube di
Iodio-131 che, dall'Austria alla Svezia, c'è. C'è ma non ne sappiamo
nulla, né in termini di intensità, né di estensione. Pertanto non
abbiamo informazioni in termini di pericolosità, pur continuando a
mangiare insalate quotidianamente. Non ne sappiamo nulla, eppure si sà.
Si sà dove si è originata, che dimensione ha e tutto il resto ma, per un
motivo che non ci è noto, è stato altrove deciso di non dircelo. Noi
però vorremmo saperlo.
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