Di Luca Galassi
Torna in piazza il Forum dell'acqua. Cinque mesi dopo i referendum, il cui dettato è rimasto lettera morta.
La chiamano 'obbedienza civile', in un rovesciamento
semantico che porta alla luce tutta la gravità della situazione: oltre
cinque mesi dopo la firma dei referendum sull'acqua, nulla - o quasi - è
stato fatto per garantire che il bene sia pubblico e per tutti. Per
questo, la dis-obbedienza diventa obbedienza civile. Obbedienza ai cives, a quei 27 milioni di cittadini che il 13 giugno scorso hanno votato 'sì'
in plebiscitaria maggioranza. Il 95 percento di loro chiedeva che
venissero abrogate le norme sulla "modalità di affidamento e gestione
dei servizi pubblici locali di rilevanza economica". In vulgo, che i
servizi idrici diventassero di nuovo pubblici. Che l'acqua fosse un bene
accessibile. E che fosse per tutti. Il secondo quesito del referendum
esigeva che i gestori degli acquedotti non potessero ricavare utili da
tali servizi, abrogando la legge Ronchi. Perché non è successo nulla? Da
oggi scende in piazza in tutte le città d'Italia il Forum per l'acqua,
cartello delle organizzazioni a sostegno dell'applicazione del
referendum. Paolo Carsetti, referente del comitato 'Acqua bene comune', spiega a PeaceReporter il come e il perché della protesta.
Cosa significa obbedienza civile?
E' un termine provocatorio. Chiediamo, a partire dalla manifestazione
nazionale di oggi a Roma, che si obbedisca al mandato dei cittadini
espresso il 12 e 13 giugno, perché nessuno, tra governo e istituzioni
locali, sta seguendo il dettato referendario. A partire dal Forum per
l'acqua, fino a tutti i comitati territoriali che lo compongono, andremo
a chiedere ai cittadini di fare un ulteriore sforzo, che significa
andare a eliminare dalla tariffa la quota relativa ai profitti. E quindi
ricalcolare la tariffa e pagarla in attuazione del secondo quesito
referendario (nella tariffa alla voce 'remunerazione del capitale
investito, il 7 percento, ma, in bolletta, tra il 10 e il 20 percento,
ndr).
Cosa avrebbe dovuto esser fatto?
In particolare, c'è un tentativo di cancellazione del referendum col
decreto del 13 agosto, la cosiddetta manovra estiva. All'articolo 4 di
questo decreto è stata riproposta la stessa norma abrogata col primo
quesito referendario, il decreto Ronchi, e cioé l'obbligo di
privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali a partire dal marzo
2012. L'articolo 5 arriva addirittura a dare un premio, un incentivo ai
comuni che daranno seguito alle disposizioni di legge, e quindi
privatizzeranno. Il governo dice che è escluso per il momento il
servizio idrico, ma lo stesso governo dimentica che il decreto Ronchi
riguardava tutti i servizi pubblici.
Per quanto riguarda la possibilità dell'ente gestore di 'creare profitto' dal comparto idrico?
Era il secondo quesito, e parlava di eliminare i profitti garantiti
ai gestori dalle tariffe, anche qui non si è proceduto all'attuazione.
Nessun Ato (ambito territoriale ottimale, i 'consorzi' di gestione delle
acque, ndr) ha provveduto a eliminare questa voce dalle tariffe,
nonostante la Corte costituzionale, nella sentenza di ammissibilità del
quesito sanciva espressamente che la nuova normativa, in caso di
abrogazione, sarebbe stata immediatamente applicabile. Questo non è
avvenuto se non per l'Ato del bellunese. Da una parte si vuole
cancellare l'abrogazione, con il decreto del 13 agosto, rafforzato con
la legge di stabilità, dove si arriva addirittura a chiedere il
commissariamento degli enti che non daranno seguito alla
privatizzazione, e dall'altro c'è il disconoscimento dell'esito
referndario.
Cosa vi ha insegnato il referendum?
La campagna referendaria è stato un evento straordinario nella vita
democratica del Paese. Sia nella sua organizzazione, circa due milioni
di persone si sono attivate per la sua promozione, sia per il risultato:
otlre 27 milioni di persone hanno votato. E' un attacco fortissimo alla
democrazia, perché la maggioranza assoluta del popolo italiano ha
deciso che non si deve privatizzare l'acqua e i servizi pubblici locali.
E governo e Parlamento stanno disattendendo questo mandato.
Nessuno ha cominciato a innescare il processo di re-pubblicizzazione degli enti locali che gestiscono l'acqua?
Napoli è il primo comune che dà seguito a quelli che erano i princìpi
del referendum. Ovvero rendere pubblico ciò che pubblico dovrebbe
essere. Quando si parla di partecipazione dei cittadini, si prevede la
partecipazione diretta ad alcuni organi di governance da parte appunto
di cittadini, di comitati, di associazioni. E' una partecipazione
diretta, e non solo una partecipazione azionaria. Ad oggi, sulla carta
ci sono tutte le condizioni perché si avvii ovunque un processo di
gestione e partecipazione pubblica del servizio idrico. Quindi, torniamo
in piazza a chiedere con forza il rispetto di ciò che è dovuto ai
cittadini.
Tutte le iniziative di oggi e dei prossimi giorni sono pubblicate sul sito del Forum italiano dei movimenti per l'acqua.
Da Peace Reporter
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