DI CARLO MARTINI
Scritto per ComeDonChisciotte.org ed InformazioneAlimentare.it
All'interno della ricerca bio-medica, una delle tipologie di indagine
più rinomate è costituita dagli studi prospettici di coorte, ossia
quelli che seguono per un certo periodo di tempo (idealmente alcuni
decenni) determinati gruppi di popolazione che presentino
caratteristiche omogenee ed un buono stato di salute all'inizio della
ricerca, per poi correlarne specifiche abitudini di vita con il rischio
(ossia l'incidenza effettiva o la mortalità) di svariate patologie
attraverso l'analisi statistica dei dati.
Per quanto riguarda i vegetariani stretti (vegan) i primi studi di
questo tipo con campioni veramente significativi sono attualmente in
corso: uno in gran Bretagna, l'altro in Nord America. Riassumiamo di
seguito i risultati ottenuti fin'ora.
GRAN BRETAGNA: EPIC-OXFORD
Partecipanti: 65.000 complessivi, 24.987 vegetariani, 2.162 vegan
Note: Facente parte della European Perspective Investigation Into Cancer (http://epic.iarc.fr/)
Sito ufficiale: http://www.epic-oxford.org/home/
A confronto con onnivori, pescetariani e latto-ovo-vegetariani, ed al
netto di tutti gli aggiustamenti statistici del caso (età, genere
sessuale, livello educativo, attività fisica, fumo, consumo di alcool
etc) i vegan risultano il gruppo sociale con i più bassi livelli di:
- Sovrappeso ed obesità (Spencer, 2002)
- Costipazione (Sanjoaquin, 2004)
- Ipertensione (Appleby, 2002)
- Cataratta (Appleby, 2011)
- Diverticolite (Crowe, 2011)
Appleby PN, Davey GK, Key TJ. Hypertension and blood pressure among
meat eaters, fish eaters, vegetarians and vegans in EPIC-Oxford. Public
Health Nutr. 2002 Oct;5(5):645-54.
Appleby PN, Allen NE, Key TJ. Diet, vegetarianism, and cataract risk. Am J Clin Nutr. 2011 May;93(5):1128-35. Epub 2011 Mar 23.
Crowe FL, Appleby PN, Allen NE, Key TJ. Diet and risk of diverticular
disease in Oxford cohort of European Prospective Investigation into
Cancer and Nutrition (EPIC): prospective study of British vegetarians
and non-vegetarians. BMJ. 2011 Jul 19;343:d4131. doi: 10.1136/bmj.d4131.
Sanjoaquin MA, Appleby PN, Spencer EA, Key TJ. Nutrition and lifestyle
in relation to bowel movement frequency: a cross-sectional study of
20630 men and women in EPIC-Oxford. Public Health Nutr. 2004
Feb;7(1):77-83.
Spencer EA, Appleby PN, Davey GK, Key TJ. Diet and body mass index in
38000 EPIC-Oxford meat-eaters, fish-eaters, vegetarians and vegans. Int J
Obes Relat Metab Disord. 2003 Jun;27(6):728-34.
Malattie cardiovascolari. Ad oggi non c'è stato ancora un numero
sufficiente di decessi per poter separare il gruppo dei vegan da quello
più generale dei vegetariani, che comunque presentano una ridotta
mortalità per malattia ischemica (Key, 2009). E' vero che,
numericamente, i dati non hanno raggiunto la significatività statistica,
ma essendo ampiamente compatibili con precedenti studi prospettici sui
vegetariani (Key 1999, Chang-Claude 2005), i ricercatori del progetto
non hanno esitato a definirli "potenzialmente di grande importanza per
la salute pubblica".
Chang-Claude J, Hermann S, Eilber U, Steindorf K. Lifestyle
determinants and mortality in German vegetarians and health-conscious
persons: results of a 21-year follow-up. Cancer Epidemiol Biomarkers
Prev. 2005 Apr;14(4):963-8.
Key TJ, Fraser GE, Thorogood M, Appleby PN, Beral V, Reeves G, Burr ML,
Chang-Claude J, Frentzel-Beyme R, Kuzma JW, Mann J, McPherson K.
Mortality in vegetarians and nonvegetarians: detailed findings from a
collaborative analysis of 5 prospective studies. Am J Clin Nutr. 1999
Sep;70(3 Suppl):516S-524S.
Key TJ, Appleby PN, Spencer EA, Travis RC, Roddam AW, Allen NE.
Mortality in British vegetarians: results from the European Prospective
Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC-Oxford). Am J Clin Nutr.
2009 May;89(5):1613S-1619S. Epub 2009 Mar 18.
Cancro. Quanto ai tumori, anche in questo caso non è ancora stato
possibile separare il gruppo dei vegan da quello dei vegetariani.
Questi ultimi, presi nel loro insieme, presentano un minor rischio per i
tumori di stomaco, vescica e tessuti linfatici ed emato-poietici, nello
specifico il mieloma multiplo ed il linfoma non-Hodgkin (Key, 2009). I
livelli di alcuni marker biochimici riscontrati nei vegan ma non negli
altri vegetariani (le basse concentrazioni di IGF-1 e gli elevati
livelli di IGFBP-1/2, ormoni legati alla proliferazione cellulare) sono
incoraggianti, soprattutto rispetto al rischio di tumori della prostata e
della mammella (Allen 2000 & 2002).
Allen N. E., Appleby P. N., Davey G. K., Key T. J. Hormones and diet:
low insulin-like growth factor I but normal bioavailable androgens in
vegan men. Br. J. Cancer, 83: 95-97, 2000.
Allen NE, Appleby PN, Davey GK, Kaaks R, Rinaldi S, Key TJ. The
associations of diet with serum insulin-like growth factor I and its
main binding proteins in 292 women meat-eaters, vegetarians, and vegans.
Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2002 Nov;11(11):1441-8.
Key TJ, Appleby PN, Spencer EA, Travis RC, Allen NE, Thorogood M, Mann
JI. Cancer incidence in British vegetarians. Br J Cancer. 2009 Jul
7;101(1):192-7. Epub 2009 Jun 16.
Gli errori di alcuni vegan
Vitamina B12. Per via di una perdità della capacità di
assorbimento in numerosi anziani, lo Institute of Medicine –
organizzazione i cui DRI (Dietary Reference Intake) vengono presi come
riferimento a livello internazionale - consiglia a tutte le persone
oltre i 50 anni di assumere la maggior parte della propria vitamina B12
(cobalamina) con supplementi o cibi fortificati (IOM, 1998). Poichè la
vitamina B12 è un prodotto della sintesi batterica che le odierne
pratiche igieniche eliminano dalle acque e dai cibi vegetali, per i
vegan la questione non dipende dall'età e l'integrazione risulta
necessaria in ogni caso. Nonostante l'assoluto consenso scientifico
sulla questione, e le raccomandazioni anche di famose organizzazioni
britanniche come la Vegan Society, l'81 % dei vegan nell'EPIC-Oxford non
utilizza supplementi, con il prevedibile risultato che oltre la metà ne
risulta carente (Gilsing, 2010), mettendo a rischio la portata degli
effetti cardio e neuro-protettivi della propria dieta.
Food and Nutrition Board, Institute of Medicine. Dietary Reference
Intakes: Thiamin, Riboflavin, Niacin, Vitamin B6, Folate, Vitamin B12,
Pantothenic Acid, Biotin, and Choline". Food and Nutrition Board,
Institute of Medicine. Washington, DC: National Academy Press. 1998
Gilsing, AMJ, Crowe, FL, Lloyd-Wright, Z, Sanders, TAB, Appleby, PN,
Allen, NE, Key, TJ. Serum concentrations of vitamin B12 and folate in
British male omnivores, vegetarians and vegans: Results from a
cross-sectional analysis of the EPIC-Oxford cohort study. Eur J Clin
Nutr. 2010; 64 (9):933-9
The Vegan Society. What Every Vegan Should Know About Vitamin B12, 1st edition October 31st 2001.
Calcio. Nell'Epic-Oxford, solo il 55 % dei vegan assumeva almeno
525 mg/d di calcio, e quelli al di sotto di questa soglia sono risultati
a maggior rischio di fratture ossee (Appleby, 2007). Secondo un'analisi
successiva dei dati (indipendente dal gruppo alimentare), l'aumentato
rischio di fratture era limitato alle sole donne (Key, 2007). In ogni
caso, è importante che tutti i vegan inseriscano nella propria dieta
fonti affidabili di calcio. Qualche esempio di cibi particolarmente
ricchi: vegetali a foglia verde scuro (con l'esclusione di quelli ricchi
in ossalati, come gli spinaci), crema di mandorle, semi di sesamo,
tahin, latti vegetali o succhi d'arancia fortificati, melassa nera,
carruba, acque minerali calciche, fichi secchi, tofu (in particolare
quello preparato con solfato di calcio), tempeh, edamame, ceci, fagioli
cannellini, fagioli neri. Per un elenco più completo: http://www.vegpyramid.info/extern_tabs/tab_varie/calcio-tab2.htm
Appleby P, Roddam A, Allen N, Key T. Comparative fracture risk in
vegetarians and nonvegetarians in EPIC-Oxford. Eur J Clin Nutr. 2007
Dec;61(12):1400-6. Epub 2007 Feb 7.
Key TJ, Appleby PN, Spencer EA, Roddam AW, Neale RE, Allen NE. Calcium,
diet and fracture risk: a prospective study of 1898 incident fractures
among 34 696 British women and men. Public Health Nutr. 2007
Nov;10(11):1314-20.
USDA National Nutrient Database for Standard Reference, http://www.nal.usda.gov/fnic/foodcomp/search/
STATI UNITI e CANADA: ADVENTIST HEALTH STUDY 2
Partecipanti: 96.000 complessivi, 26.880 vegetariani, 7.680 vegan
Note: Successore dello Adventist Health Study 1 che, tra gli
Avventisti del Settimo Giorno, aveva già riscontrato i vegetariani a
minor rischio di malattia ischemica, tumori della prostata e del
colon-retto, ipertensione, diabete mellito di tipo 2, artrite reumatoide
e demenza senile (Fraser, 1999).
Sito ufficiale: http://www.llu.edu/public-health/health/index.page
I vegetariani in generale sono a minor rischio di sindrome metabolica
(Rizzo, 2011) ed hanno una migliore salute psicologica (Beezhold, 2010).
I vegan, comparati con onnivori, pescetariani e latto-ovo-vegetariani, e
al netto di tutti gli aggiustamenti statistici (per altro, in un gruppo
di popolazione che rispettando le indicazioni della Chiesa Avventista
tende ad avere uno stile di vita particolarmente equilibrato), risultano
il gruppo a minor rischio di:
- Sovrappeso ed obesità (Tonstad, 2009)
- Ipertensione (Fraser, 2009)
- Diabete mellito di tipo 2 (Tonstad, 2011)
Purtroppo, non sono ancora disponibili dati su malattie cardiovascolari e cancro.
Beezhold BL, Johnston CS, Daigle DR. Vegetarian diets are associated
with healthy mood states: a cross-sectional study in seventh day
adventist adults. Nutr J. 2010 Jun 1;9:26.
Fraser GE. Associations between diet and cancer, ischemic heart disease,
and all-cause mortality in non-Hispanic white California Seventh-day
Adventists. Am J Clin Nutr. 1999 Sep;70(3 Suppl):532S-538S.
Fraser GE. Vegetarian diets: what do we know of their effects on common
chronic diseases? Am J Clin Nutr. 2009 May;89(5):1607S-1612S. Epub 2009
Mar 25. Review. Erratum in: Am J Clin Nutr. 2009 Jul;90(1):248.
Rizzo NS, Sabaté J, Jaceldo-Siegl K, Fraser GE. Vegetarian dietary
patterns are associated with a lower risk of metabolic syndrome: the
adventist health study 2.
Diabetes Care. 2011 May;34(5):1225-7. Epub 2011 Mar 16.
Tonstad S, Stewart K, Oda K, Batech M, Herring RP, Fraser GE. Vegetarian
diets and incidence of diabetes in the Adventist Health Study-2. Nutr
Metab Cardiovasc Dis. 2011 Oct 7.
DALL'EPIDEMIOLOGIA ALLE POSIZIONI UFFICIALI
Negli Stati Uniti, ancora prima che venissero pubblicati diversi degli
studi qui riportati, l'American Dietetic Association dichiarava che "le
diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete
totalmente vegetariane o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di
vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella
prevenzione e nel trattamento di alcune patologie" (Craig, 2009).
Analogamente, il Center for Nutrition Policy and Promotion afferma che
"In studi prospettici di adulti, i modelli alimentari vegetariani,
comparati con modelli alimentari non-vegetariani, sono stati associati a
migliori risultati per la salute - minori tassi di obesità, un ridotto
rischio di malattie cardiovascolari, e una minore mortalità complessiva"
(CNPP, 2010).
Qui in Italia, invece, non possiamo che provare ilarità verso le
affermazioni dell'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e
la Nutrizione) che arriva a scrivere "Una dieta vegetariana si può
scegliere perché piace di più, oppure per motivi religiosi, morali,
ambientali. È bene, però, tenere presente che non è una dieta più sana,
anzi", per poi aggiungere "Anche se mangiare troppa carne può aumentare
il rischio di diverse patologie (malattie cardiovascolari e alcuni
tumori, ad esempio), nessuna dieta vegetariana ha fino a oggi dimostrato
di proteggerci davvero dalle malattie più di quanto non faccia una
dieta onnivora equilibrata". Affermazioni che ci dicono qualcosa su
quali siano i reali obbiettivi dell'INRAN, che non sembrano per nulla
volti alla ricerca e divulgazione scientifica disinteressate, quanto
piuttosto al mantenimento di ideologie ed ordinamenti sociali
antropocentrici, nonchè alla preservazione degli interessi economici
costruiti sullo sfruttamento animale e la speculazione dell'industria
medica.
Craig WJ, Mangels AR; American Dietetic Association. Position of the
American Dietetic Association: vegetarian diets. J Am Diet Assoc. 2009
Jul;109(7):1266-82.
Center For Nutrition Policy and Promotion, Dietary Guidelines for Americans 2010, Chapter 5 - Building Healthy Eating Patterns
INRAN, La dieta vegetariana, http://www.sapermangiare.mobi/31/per_saperne_di_piu/la_dieta_vegetariana.htm
Carlo Martini
www.comedonchisciotte.org & www.informazionealimentare.it
29.11.2011
NOTE:
1. Ovviamente, gli studi prospettici non fanno altro che riportare
quello che è tipico di un determinato gruppo sociale. In realtà, come
dimostrato da svariati studi clinici (come quelli condotti presso il Preventive Medicine Research Institute)
le potenzialità della diete vegan opportunamente calibrate si estendono
oltre la prevenzione, fino al trattamento e la possibilità di
regressione di patologie degenerative come quelle cardiovascolari o il
tumore della prostata, ma questo sarà l'argomento di articoli
successivi.
2. Per correttezza metodologica, ricordiamo che alcune delle
pubblicazioni di cui sopra si basano su analisi cross-sectional, che da
sole non proverebbero causalità, sebbene questa risulti altamente
probabile considerando il complesso delle pubblicazioni prospettiche sul
vegetarismo.
Da Come Don Chisciotte
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