Dice un proverbio che chi ha meno ragione urla più forte. E forse è per questo che diversi giornali italiani non si sono risparmiati nei titoli, in questi ultimi giorni, per accusare l’Iran di avere già pronta l’arma atomica, da poter usare ovviamente contro Israele e l’intero Occidente. Non è la prima volta che si lanciano allarmi di questo tipo, ma in questo caso ci sarebbe stato un rapporto “esplosivo” dell’AIEA, l’ultimo, di cui i mass media mainstream si sarebbero limitati a estrapolare le prime, “allarmanti”, indiscrezioni. Bene. Il rapporto è uscito ieri, 8 novembre, e le sue conclusioni sono ben diverse, come chiunque può notare, leggendoselo. Il che non ha però impedito a Repubblica di titolare “ L’Iran sta realizzando ordigni nucleari“, mentre la Stampa sparava “L’Iran lavora alla bomba atomica” e il TG1 “L’Iran sviluppa l’atomica”.
La realtà però è un’altra. Secondo l’AIEA linfatti l’Iran ha lavorato – MA IL VERBO E’ DECLINATO AL PASSATO E NON AL PRESENTE - ad un programma nucleare di natura militare almeno fino al 2003: anni fa, dunque, prima cioè che iniziasse la sua collaborazione con l’agenzia dell’ONU. Ci sarebbero comunque ”prove credibili” che tale progetto è ancora in corso, come evidenziato da diverse testimonianze ed elementi raccolti sul campo. In ogni caso il Rapporto esclude che l’Iran disponga di tutte le tecnologie necessarie alla costruzione di armi nucleari, nè è in grado di stimare quanto tempo ci vorrebbe per permettere all’Iran di possederne una. Insomma, non c’è affatto la smoking gun che in tanti hanno sbandierato. Come ha giustamente fatto notare Farian Sabahi, “ci sono i disegni (al computer) di un detonatore, non il detonatore”. Il che è ben diverso. E infatti, secondo alcuni diplomatici occidentali, c’è solo un ulteriore accumulo di prove per un “processo alle intenzioni“: troppo poco per sperare anche in un inasprimento delle sanzioni, vita la contrarietà di Russia e Cina, da tempo manifesta.
Che lezioni trarre da tutta questa vicenda? Tante e di diverso tipo. Provo a riassumerle, per sommi capi, anche a rischio di unire capara e cavoli: 1) Continuando a gridare “Al lupo, al lupo”, Israele e i suoi amici occidentali cercano solo di distogliere l’attenzione dalla questione palestinese, la cui soluzione non è più procrastinabile; 2) L’Iran è ormai una potenza regionale che non si può più demonizzare ma con cui fare i conti, in maniera realistica, tanto più se portatrice di una (potenziale) minaccia; 3) i siti on-line dei giornali italiani (da cui ho tratto i titoli di cui sopra) sparano titoli altisonanti e vendono notizie false o tendenziose pur di aumentare i loro contatti.
Da Amedeo Ricucci.it
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