LE COMPAGNIE PETROLIFERE SONO IL POTERE FORTE
Di Daniela-Blog Drome
Una volta questo potere era concentrato tutto nei paesi arabi adesso sempre più sale verso la Russia, verso l’Artico.
L’articolo “Shell chief warns of era of energy volatility”, comparso il 21 settembre 2011 sul “Financial Times” è una intervista all’AD della Shell, Peter Voser. La Shell, la Exxon, la Bp, la Chevron, la Petrobras, la Total sono enormi multinazionali del fossile. Questo articolo riporta analisi di Voser che prevedono la produzione petrolifera in ribasso.
Voser sostiene: “Serviranno altre quattro Arabie Saudite o dieci mari del Nord per mantenere l’offerta petrolifera al livello attuale (cioè senza previsione di aumenti di produzione) per i prossimi dieci anni (fino al 2021)”. E inoltre dice che “servono altri sei o otto anni per sviluppare altri progetti di petrolio o di gas”. Tipo nell'Arctic Chukchi Sea, ma senza tutte quelle richieste di compensazione finanziaria per i rischi ambientali (veramente seccanti). Quindi “stiamo andando vero un aumento dei prezzi dell’energia”.
Ovvero a breve troveremo non solo carburanti sempre con prezzi più alti, ma anche l’elettricità di casa e il riscaldamento svetteranno. E molti altri prodotti derivati dal petrolio, come fertilizzanti (necessari per produrre cibo) o prodotti chimici (farmaci, utensili e molto altro che stiamo usando in questo momento).
In effetti bruciare il SOLE DELL’ANTICHITA’ (il petrolio) per fare gasolio o benzina affinchè si possa andare a comprare le sigarette mi pare veramente uno spreco inaudito.
L’IEA (International Energy Agency) è l'Agenzia per l'Energia con sede a Parigi che rappresenta i governi occidentali più forti, tra cui il Regno Unito e gli Stati Uniti. In un articolo comparso sul “Guardian” il 15 dicembre 2008, Fatih Birol, capo economista presso l'IEA, ha detto che la produzione di greggio convenzionale potrebbe raggiungere il picco nel 2020, una notizia pessima per un mondo ancora fortemente dipendente dal petrolio. Il picco di fornitura causerà gravi danni economici, sociali e politici per molti anni. a chi è meno preparato. Solo a novembre 2008 l’IEA aveva detto che il picco si raggiungeva nel 2030. Inoltre l’IEA modifica in corsa le previsioni dei tassi di declino dei giacimenti petroliferi mondiali (nel 2007 era al 3,7%, nel 2008 al più probabile 6,7%.). L’articolo cita anche Jeremy Leggett, direttore esecutivo di Solarcentury, una società di energia solare. Leggett dice che l’IEA minimizza la portata del problema a causa delle “esigenze politiche” dei governi a cui appartiene e che il picco del petrolio sarà nel 2013.
Nel 2005 l’IEA negava che ci fosse una minaccia fondamentale per l'economia del petrolio nel mondo.
Il pessimismo della Shell è superiore a quello della IEA.
Se il petrolio come fonte energetica a basso costo e di facile reperibilità comincia a scomparire significa che SIAMO NEL PICCO DEL PETROLIO.
Reperire nuovi campi petroliferi o gasieri significa sottoporre l’Umanità a gravissimi rischi ambientali, in confronto ai quali il Golfo del Messico appare un nulla.
La Shell espone questi dubbi sulla produzione petrolifera e lo fa per parlare ad Obama, ma anche altre compagnie sembrano “accettare” la dura realtà del Picco del Petrolio. Addirittura la Chevron dal 2005.
L’AD Gabrielli della Petrobras spiega nel dicembre 2009 che il mondo ha bisogno di volumi di petrolio equivalenti a una Arabia Saudita ogni due anni per compensare i futuri tassi di declino della produzione mondiale di petrolio.
Christophe de Margerie, amministratore delegato della Total, terzo gruppo petrolifero più grande d'Europa l'energia prevede in una intervista al “Financial Times” del 17 febbraio 2009 che il mondo non sarà più mai in grado di produrre oltre 89 milioni di barili di petrolio al giorno. Nel frattempo vecchi campi nel Mare del Nord scenderà in produzione come l'olio diventa più costoso da produrre. E il mare del Nord è il fornitore dell’Europa.
In mezzo alla tempesta idrocarburica la Exxon, il GIGANTE petrolifero U.S.A. si sta muovendo in direzione Artico. I primi di settembre 2011 la Exxon ha concluso un affare iper miliardario con la russa Rosneft per le trivellazioni nel Circolo Polare Artico.
I russi non sono famosi ambientalisti per cui mentre Putin vuole di nuovo sedere a capo della Arabia Saudita Fredda (finché tiene l’atmosfera alla nostra pressione antropica, poi sarà calda anche la Russia con il Global Warming) si lasciano concessioni di trivellazione in un luogo IPERCRITICO per la vita del Pianeta.
Ai russi interessano i dazi sul greggio che consumeranno su Marte insieme ad attraenti venusiane e allegrissimi gioviani. Sulla solarità dei saturniani ho dei dubbi, am ci faranno sapere i russi e gli americani. Eterni falsi nemici.
E LA DOMANDA DI ENERGIA (l’85% della quale proviene da fonte fossile)?
Quella cresce, anzi, come dicono gli economisti e gli analisti finanziari, quella E’ BELLO CHE CRESCA, COME DEVE CRESCERE LA POPOLAZIONE MONDIALE E I CONSUMI DI CIBO E LE NECESSITA’ DI SERVI.
No scusate volevo dire SERVIZI.
P.S. Il primo link al Financial Times porta sempre a una richiesta di registrazione. Se volete leggere l'articolo basta che copiate il titolo sul motore di ricerca e vi ci porta.
Da Blog Drome
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione