Alt Market
Chi avrebbe pensato fosse possibile? La Grecia, una piccola nazione nel Mediterraneo economicamente insignificante nel grande scenario mondiale, rappresenta oggi il centro catalizzatore dell’attenzione dei media della finanza globale e il bastione del “o la va o la spacca” nella battaglia sul debito sovrano dell’intera Unione Europea. Affrontiamo l’argomento; la Grecia domina la psicologia dei mercati. Persino dopo il parziale default di quest’anno i suoi titoli di stato dipendono ancora dagli incontri della Commissione Europea, dalle dichiarazioni ai media del FMI e da tutte le insignificanti riunioni fra la Merkel e Sarkozy che causano violente oscillazioni del Dow Jones, senza menzionare tutti gli altri indici azionari del pianeta. La Grecia ha collassato già diversi mesi fa. La discussione è finita. Gli investitori internazionali ancora aspettano ansiosamente un segnale che tutto stia andando bene nella terra del Partenone e del gyros.
La realtà della situazione in Grecia è chiarissima per tutti coloro che abbiano la volontà di osservare le cose come stanno. Il debito greco è un investimento senza ritorno. La percentuale di perdita sui pagamenti delle obbligazioni è giunta al 25% a causa della parziale bancarotta del paese. La disoccupazione è volata intorno al 16% (ufficialmente). Nonostante le usuali tendenze associate alle situazioni di collasso economico e di profonda deflazione, il costo della vita in Grecia rimane piuttosto elevato e i prezzi dei beni principali non stanno calando come dovrebbero, parallelamente ai salari e all’occupazione. L’austerity è a pieno regime, le pensioni sono state tagliate o confiscate totalmente e le rivolte sono un avvenimento dalla cadenza mensile, se non settimanale. La corruzione del governo greco e l’influenza delle banche internazionali come Goldman Sachs hanno portato a una notevole esposizione dei beni del paese alla crisi dei derivati come pure a un debito pubblico gigantesco; inoltre, Papoulias e altri funzionari greci hanno deciso di porre la piena responsabilità della crisi direttamente sulle spalle della gente greca, affermando che sono loro a doversi sacrificare e che oltretutto sono i soggetti da incolpare se il sistema si sta sgretolando sotto i loro piedi. La violenza, persino aldilà delle furiose proteste in atto negli ultimi giorni, è inevitabile di fronte a cotanta ipocrisia.
Allo stesso tempo, i media mainstream hanno spostato l’attenzione, come fanno sempre, verso le banali sciocchezze per far passare il tempo fra una catastrofe e l’altra. Una di queste storie è quella di “Salsiccia, il cane ribelle”, un bastardino randagio capitato in mezzo alle rivolte di strada e alle agitazioni nel centro di Atene. Salsiccia si è apparentemente schierato nella battaglia, ringhiando ai poliziotti anti-sommossa e sfidando coraggiosamente le linee nemiche fra il calpestio degli stivali di ordinanza e i gas lacrimogeni. Sottolineiamo l’atteggiamento toccante del canide perché “egli” rappresenta la situazione come realmente è, a differenza di come fanno molti burocrati ed intellettuali lì fuori. Se un semplice animale randagio riesce a comprendere la linea che separa la gente dalla tirannia del potere statale, allora quali scuse può avere l’establishment greco?
Sfortunatamente, negli Stati Uniti un simile processo di corruzione e fallimento sta prendendo piede e la domanda su quando e come inizieranno le azioni dei civili di fronte a tali sperequazioni economiche ha già avuto praticamente una risposta. Mentre i movimenti di “Occupy Wall Street” e di “Occupy the Fed” rimangono essenzialmente pacifici nonostante gli abusi della polizia, il collasso americano va avanti e le “nostre” misure di austerità verranno presto introdotte, mentre le tasse e l’inflazione saliranno alle stelle. La rabbia della gente sta crescendo. Quando il nostro governo comincerà a puntare il dito contro di noi per incolparci delle storture finanziarie del sistema e a far leva sul dissenso per applicare ulteriori misure autoritarie, allora le rivolte diverranno l’ordine del giorno anche qui come lo sono oggi in Grecia. Man mano che la gente perderà qualcosa, si riverserà sempre più nelle strade. È un innegabile legge di natura.
“Salsiccia, il cane ribelle” (almeno la pittoresca immagine che ne danno i media) potrebbe dover nuotare attraverso l’Atlantico per combattere le imposizioni di un governo fallito, ma, allo stesso tempo, forse noi possiamo applicare alcune lezioni del suo programma politico e focalizzare le energie su qualcosa che conta veramente.
Quando la libertà è in pericolo tutti devono scegliere da che parte stare Le crisi nazionali hanno la capacità di forzare coloro che sono neutrali o indecisi a prendere una direzione, che lo vogliano o no. C’è al momento troppa indecisione e apatia fra gli Americani, ma tutto ciò sta per cambiare. Noi sceglieremo o saremo costretti a scegliere. Ad ogni modo, nelle nebbie della propaganda e della disinformazione, il concetto delle “parti” diviene confuso. Le ideologie politiche, religiose ed economiche si scontrano e la gente comincia a dimenticare chi è il VERO nemico. Il punto è che ogni azione civile dovrebbe puntare a scoprire la radice dei problemi che tutti affrontano quotidianamente e non scatenare conflitti marginali fra i vari gruppi, mentre i criminali truffatori si rilassano e ridono da dietro le quinte. In definitiva, in una battaglia per la libertà esistono soltanto due parti: gli oppressori e gli oppressi. Le soluzioni per il successo finale possono variare. Molte saranno mal congegnate ed errate. Solo poche saranno fondamentalmente solide.
Le divergenze che a volte emergono fra i partecipanti di “Occupy Wall Street” e quelli di “Occupy the Fed” devono essere messe in secondo piano, dibattute e risolte solo dopo che la minaccia principale (la Federal Reserve e gli interessi delle banche) verrà affrontata. Tutti gli attivisti devono prendere coscienza dei fatti a prescindere dalle discussioni sui presupposti che sottendono i movimenti di protesta.
La gente ha la tendenza a complicare questioni che sono in realtà molto semplici. “Salsiccia il cane ribelle” concentra i suoi sforzi dritto verso il VERO nemico. Forse è ciò che dovremmo fare anche noi.
Le tattiche di repressione vanno bene per i cani La violenza della polizia non risolve nulla, neanche per il palazzo. Quando le libertà sociali e la sicurezza economica sono chiaramente a rischio, la cittadinanza sceglierà di intensificare piuttosto che abbassare l’uso della forza. Fino a poco tempo fa la stragrande maggioranza dei movimenti attivisti ha avuto l’obiettivo di esporre pubblicamente le proprie idee e nulla più. Di solito queste proteste mantengono un atteggiamento passivo nei confronti dell’aggressione coercitiva delle legge. Tale mentalità sta svanendo rapidamente. La posta in gioco adesso è molto più alta della sola campagna ideologica e la palese violenza di stato porterà a una tempesta di rivolte a cui questo paese non assisteva da decenni e decenni.
Ma c’è anche il rovescio della medaglia.
Le proteste bellicose senza la benché minima coscienza di classe condurranno ad attacchi mal direzionati e a veri e propri atti di idiozia tanto inutili da distruggere le basi del movimento. La guida morale deve esse presa da soggetti equilibrati. La distruzione gratuita, lo stupido effetto branco delle masse, il golpe militare e la brutalità in nome di un astratta utopia rappresentano la strada verso la sconfitta e non verso la vittoria. Mordiamo i veri criminali non noi stessi.
I cani intelligenti riconoscono un imbroglione dall’odore Quando sono affrontati da un qualsiasi movimento attivista radicale, i sostenitori dell’establishment scelgono sempre come prima arma la cooptazione. Dai giorni della Cointelpro fino ad oggi, quando un partito di massa condotto da un’élite improvvisamente abbraccia la tua causa senza alcuna ragione apparente, è tempo di esserne preoccupati. Gli attivisti del Tea Party che erano presenti al principio del movimento (ispirato da Ron Paul e non da Fox News) sanno esattamente come funziona, specialmente dopo che abbiamo visto il covo dei neocon (conservatori imbroglioni) sostenere e professare improvvisamente un “amore per la Costituzione” dopo anni di tentativi per smantellarla. Oggi, vediamo la Casa Bianca di Obama finanziata, gestita e popolata dagli interessi dei banchieri di Wall Street che vengono fuori dal nulla per dichiararsi sostenitori del movimento “Occupy Wall Street” mentre i promotori di sé stessi boriosi e senza vergogna, come Michael Moore, fuoriescono dalla melma per diventare front men di una causa con cui non hanno nulla a che fare. Se il vostro naso non è abbastanza sensibile per sentire puzza di bruciato, allora non dovreste stare per strada in prima linea. Siete solo un pericolo per voi stessi e un ostacolo per il successo dei legittimi oppositori del sistema.
Mai sottovalutare lo sfavorito Le grandi coalizioni e organizzazioni che combattono per la libertà partono sempre da piccole realtà. Sono sempre marginalizzate e bollate come “estremiste”. Sono generalmente ignorate e respinte dai media del grande circuito commerciale. La prima reazione della società civile è quella di accantonarli in qualche recesso della memoria sperando in una loro sparizione. Queste masse non informate cominciano ad attrarre attenzione solamente quando si ostinano a non andare via. Quando sono testardi e impertinenti e insolenti a dispetto di tutte le evidenze. Quando un gruppo di protesta rifiuta di svanire nel nulla, la gente comincia a stare attenta. Il loro morso deve essere ben peggiore di un semplice latrato.
Non appena questi movimenti cominciano ad avere attenzione, devono fronteggiare attacchi a livello di immagine, travisamenti, infiltrazioni della polizia, atti di violenza “false flag” per calunniarli e non ultima una valanga di poliziotti antisommossa addestrati per ignorare il loro giuramento verso la Costituzione e stracciare il contenuto del Primo Emendamento. Ma gli attivisti devono ancora resistere.
Essere gli sfavoriti significa avere voglia di affrontare qualsiasi tipo di conflitto senza considerare le probabilità di vittoria. Significa non avere paura. Significa prendersi dei rischi e credere nel potenziale di un qualcosa più di quanto non si faccia normalmente. Non c’è modo di tornare indietro. Si può solo andare avanti.
Strappare il guinzaglio La maggior parte della gente vive in un atmosfera di costrizione psicologica. Tendiamo a limitare noi stessi più di quanto qualsiasi governo potrebbe mai fare e, in questo modo, alimentiamo la corruzione che alla fine ci affligge. Il nostro guinzaglio è auto-imposto e il raggiungimento della piena cittadinanza è impedito dalla nostra incapacità di agire senza un “deus ex machina” che ci guidi. Camminare da soli liberamente rappresenta un futuro incerto e pieno di possibilità terrificanti. La libertà, per chi è abituato a servire, è angosciante.
La domanda che ci si deve porre è questa: che cosa è che alla fine causa più dolore?
L’accondiscendenza in nome di una comodità superficiale ha certamente provocato solo disastri e siamo solo all’inizio. Ogni aspetto del collasso economico greco sembra stia per giungere anche qui negli Stati Uniti e colpirà con una forza e un peso esponenzialmente maggiori. Le proteste che vediamo nelle strade di New York e davanti alle agenzie della Federal in tutto il paese sono solo un’ombra di ciò che sta per arrivare e i disordini e il malcontento entreranno nelle nostre vite, indipendentemente da quanto saremo in grado di prenderne le distanze. In conclusione, possiamo contribuire alla causa della verità e aiutare i movimenti a formarsi in maniera positiva, oppure possiamo rimanere fermi ad attendere che si spieghino liberamente e si presentino alla nostra porta in una maniera che non ci aspettiamo e che non capiamo.
“Salsiccia il cane ribelle” è una favola di Esopo dei tempi moderni, raccontata in maniera satirica e caricaturale dai media mainstream per riempire i tempi morti e per strappare un sorriso alle masse di fronte a un qualcosa di estremamente orribile: un’intera nazione in rapido e miserabile declino. Noi sogghigniamo, ne parliamo con gli amici e andiamo avanti. Ma questa non è la fine. Il mondo di quel personaggio animale è molto reale, anche se è solo il prodotto delle nostre riflessioni. È un mondo che corre parallelo a noi e che ci esorta a esaminare il futuro con una maggiore capacità di discernimento di quanto facciamo normalmente. Quanti “cani ribelli” dovremo avere per mascotte mentre assistiamo al crollo della nostra economia? Quanti di noi metteranno da parte l’idea e l’aspetto simbolico della cosa per calarsi nella realtà? Tratteremo “Salsiccia” e il suo triste regno greco come un semplice intrattenimento all’interno delle notizie economiche, oppure come la parabola di un giorno non molto lontano? La nobiltà d’animo che noi proiettiamo su quel cane ad Atene sarà una nostra peculiarità che potremo vantare qui a casa nostra? Il tempo che ci rimane per rispondere a questa domanda potrebbe essere più breve di quanto molti immaginano.
10.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCO SCURCI
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Da Come Don Chisciotte
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