Indignati? No incazzati

ott 6, 2011 0 comments

Indignati? No, noi siamo incazzati.
In questi anni molti hanno conosciuto, subendolo, il vero volto del capitalismo: la capillare eliminazione di ogni diritto, la repressione del dissenso, lo sfruttamento incontrollato di ogni risorsa, l’equiparazione dell’essere umano a un macchinario al servizio del profitto, usato gestito scartato a insindacabile giudizio dell’imprenditore (o meglio del padrone).
Lo stato ha creato un debito di 1900miliardi per cosa? Istruzione? Sanità? Lavoro? Anche i più distratti ormai se ne sono resi conto. I soldi sono stati spesi per mantenere agiatamente i lussi, gli sfizi e il potere della classe economica dominante e dei suoi tirapiedi politici (oltre che per mantenere la loro struttura militare,che nonostante la sbandierata crisi continua a costarci 27.7 miliardi di euro l’anno). Una cricca che ora vuole far pagare i suoi conti a chi già non riesce a far quadrare i propri.
Normale quindi che la data del 15 Ottobre (l’appuntamento nasce a livello europeo e internazionale convocato dagli indignados spagnoli al grido di “Europe rise up”) si carica di significato e di aspettative.
I servizi di disinformazione, tramite i vari Di Pietro e le veline passate a giornalisti compiacenti, già provano ad innescare la miccia : evocano morti e assalti sanguinari ai palazzi del potere. Questa è la prassi, lo sappiamo, e ormai poco ci preoccupano. Il conflitto è già in atto del resto, già da anni. Una guerra dichiarata dal potere economico e politico ai popoli del mondo per soggiogarli all’interesse del profitto. Rivendicazioni sociali e di democrazie ridotte a problemi di ordine pubblico gestite a manganellate e repressione, privilegi difesi con gli autoblindo, leggi repressive e limitative nella libertà di manifestare. Chi è qui il vero conflittuale? Chi usa lo ‘scontro’ per silenziare il dissenso e proteggere gli interessi amici? I violenti che temono possibili violenze: un paradosso che ormai non inganna più nessuno. Sopratutto non inganna noi.
Per gli Anarchici,  il 15 di ottobre è  un’altra giornata di lotta e mobilitazione,  come lo sono tutti i giorni della nostra vita di militanza. Una data in un percorso che da anni condividiamo con i compagn*. Certo, una data importante a cui, a mio avviso, dovremmo aderire, nei modi che si andranno delineando nel proseguo delle discussioni dei prossimi giorni. Per rivendicare il diritto  degli uomini e delle donne di difendersi dai soprusi/abusi del potere, per dire no ai loro modelli razzisti e di diseguaglianza  sociale. Per rivendicare il diritto a prendere decisioni sul nostro presente e sopratutto sul nostro futuro. Per continuare a urlare i nostri ‘No’, a ribadire il nostro ‘Noi il vostro debito non lo paghiamo’. In piazza con la gente, portando i nostri contenuti e le nostre differenze.
Una giornata importante che però perde di significato se non collegata nel lavoro dei giorni precedenti e di quelli che verranno. Ed è su questo che intendiamo continuare a lavorare.
Sappiamo bene che il dissenso non è tollerato e la repressione è e sarà sempre più forte, così i tentativi di criminalizzazione che da sempre ‘il sistema’ usa per far tacere le voci scomode, sopratutto nei periodi di crisi. A noi l’onere di non cadere nelle loro trappole e nelle loro provocazione.
Quindi cari vari Di  Pietro, cari vari giornalisti spacciatori di  veline ,  tranquilli, il 15 di ottobre non succederà nulla, o forse succederà tutto. Dipende da chi scenderà in piazza, dal grado di incazzatura, di sdegno, di schifo che in questi anni avete generato con le vostre azioni e le vostre decisioni. E non sarà la caduta o no dello pseudo presidente di Arcore a decidere gli accadimenti. Non sarà prendendo il suo posto che calmerete la nostra rabbia, la nostra indignazione. Noi vogliamo un altro mondo, non cambiare semplici burattini di un teatrino istituzionale, noi vogliamo il diritto di non ritenere il profitto più importante delle nostre vite. Vogliamo il diritto di partecipare alla costruzione delle nostro futuro e non di subire passivamente le vostre decisioni prese con la scusa di una pseudo-democrazia trasformata invece in un’oligarchia finanziaria.
Voi il conflitto l’avete creato giocando coi destini della gente, precarizzando le vite, riducendo i diritti calpestando la dignità delle persone, in nome dei vostri profitti, dei vostri privilegi.
E ora non vi lamentate se quei conflitti  entrano nei vostri salotti buoni. Da anni voi li avete fatti entrare nelle nostre vite. Voi ne siete la causa, ma non ne siete la soluzione.
dnA

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