Un nuovo rapporto di Women's Rights Without Frontiers denuncia le implicazioni della famigerata legge del figlio unico portata avanti con caparbietà dal governo cinese. Una norma basata su violenze e torture, dati taciuti e sofferenza che, unita alla pratica dell'infanticidio delle bambine, va ad intaccare in primo luogo la libertà e i diritti delle donne.
Di Romina Arena - 11 Ottobre 2011
La legge del figlio unico, unita alla pratica dell'infanticidio delle bambine, va ad intaccare in primo luogo la libertà e i diritti delle donne
La pubblicazione del rapporto in cui le denunce sono evidenziate è avvenuta in contemporanea con l’intervento della presidente Reggie Littlejohn davanti alla Commissione presidenziale per gli affari esteri e per i diritti umani.
Secondo l’informazione mediatica di Asia News le donne costrette ad abortire sarebbero state rapite dalla polizia e sottoposte asterilizzazione, mentre i mariti sono stati percossi ed i parenti stretti puniti con il pagamento di multe e la demolizione delle proprie abitazioni.
Sembra un clima pesante quello descritto dal canale asiatico che raccoglie numerose testimonianze, dalla donna che ha subìto unaborto forzato all’ottavo mese di gravidanza per aver concepito un figlio fuori delle quote stabilite dal controllo statale, alla donna costretta ad aborto forzato perché incinta di due gemelli. Segue una lunga teoria di donne sottoposte con la forza alla sterilizzazione, oppure all’impianto di strumenti anticoncezionali intrauterini.
Indubbiamente, la cosiddetta legge del figlio unico in Cina, perpetrata con inaudita violenza a partire dalla fine degli anni Settanta, getta una luce inquietante sulle tematiche della mitigazione demografica e degli strumenti per limitare i rischi che un’esplosione demografica aggravata potrebbe comportare per il pianeta e per una nazione così popolosa come la stessa Cina.
Women’s Rights Without Frontiersattraverso la Presidente Littlejohn continua la propria azione in difesa dei diritti delle donne
Intanto Women’s Rights Without Frontiers attraverso la Presidente Littlejohn continua la propria azione in difesa dei diritti delle donne (e dei diritti umani, per converso) e vuole dare sostegno a una nuova legge che non permetta l’entrata negli Stati Uniti ai cinesi che si sono macchiati di violazione dei diritti umani compresi coloro che in qualche modo hanno contribuito ad imporre la politica coercitiva cinese per la limitazione delle nascite.
Il rapporto non si limita soltanto alla denuncia dei tredici casi, ma dimostra come la legge sul figlio unico, oltre a produrre aborti forzati, selezione ed eliminazione dei feti femminili, suicidi di molte donne, sia una vera e propria pratica volta alla violazione dei diritti umani.
Lo snocciolare dei dati è una sorta di stillicidio: il rapporto elenca situazioni in cui feti di bambini sono stati trattati come 'immondizia medica' nel Guangdong e nell’est della Cina. Si registrano, poi, casi di donne rapite, svestite, bloccate nelle camere operatorie e sterilizzate. Nella città di Puning (Guangdong) sono state arrestate 1300 persone per una campagna di sterilizzazione.
Il rapporto denuncia, inoltre, la cosiddetta pratica della'implicazione', che prevede una vera e propria politica di persecuzione non solo per chiunque va contro la legge del figlio unico, ma anche per i suoi parenti. Così genitori, nonni, fratelli e sorelle, zii e zie, cugini, nipoti possono essere arrestati, multati e torturati, come è avvenuto nel 2008 a una famiglia del Fujian.
La legge del figlio unico in Cina viene perpetrata con inaudita violenza a partire dalla fine degli anni Settanta
Tempo fa, tra il serio ed il faceto, i canali di informazione avevano diffuso la notizia che in Cina ci sono troppi scapoli. Il risvolto della medaglia è, però, decisamente più grottesco: 37 milioni di uomini sono senza mogli a causa dell’infanticidio di bambine che in Cina ha creato uno squilibrio imponente fra maschi e femmine. Con un seguito ancora più infausto: la tratta delle donne. Un commercio di donne e bambine provenienti da Myanmar, Vietnam, Laos, Mongolia, Russia, Nordcorea, Romania e lo Zimbabwe con lo scopo di riempire quel 'vuoto' generato dalla mancanza di donne cinesi.
La politica della 'nazionalizzazione dell’utero' potrà anche servire alla mitigazione demografica; l’infanticidio delle bambine potrà anche rispondere a vecchie impostazioni tradizionali preconcette: ma la Cina farebbe bene a pensare che il processo di 'snellimento' demografico ad un certo punto si ferma e ne comincia un altro, che si chiama estinzione.
Da il Cambiamento
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