Di Christian Elia
Mentre le fazioni di ribelli cominciano a scontrarsi tra di loro, Amnesty chiede indagini e verifiche sul loro comportamento''Il premier del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) libico, Mahmoud Jibril, vuole realizzare una nuova dittatura in Libia. Per noi non è rappresentativo e quindi devedimettersi''. È quanto ha chiesto il leader degli islamici libici, lo sceicco Ahmed al-Salabi, nel corso di un'intervista rilasciata alla tv araba al-Jazeera.
Al-Salabi, vicino al telepredicatore Yusuf Qaradawi leader dell'Unione mondiale degli ulema, ha dichiarato anche che ''Jibril e gli altri attuali dirigenti del Cnt facevano parte del passato regime e non godono del gradimento del popolo. Pensano di poter instaurare un nuovo regime dittatoriale ma il popolo non lo permetterà. I giochi di alcuni esponenti del Cnt che fanno capo al passato regime sono stati scoperti e ora Jibril ha paura. Ci sono queste persone che stanno portando avanti una guerra organizzata contro i veri patrioti e i rivoluzionari in modo da estrometterli dal potere''.
Troppo presto per definirla una rottura, ma di sicuro il fronte dei ribelli mostra qualche crepa. Non è la prima e non sarà l'ultima, ma di sicuro la tensione sale. Una guerra che almeno due volte sembrava finita, un nemico invisibile e introvabile (Gheddafi), Sirte e Bani Walid ancora da conquistare. Truppe stanche, dopo nove mesi di combattimenti. Ilnervosismo serpeggia, ma era prevedibile. Nessuno poteva illudersi che non ci fossero divisioni e differenze tra coloro che hanno rovesciato il regime. In primo luogo, come le accuse di Salabi mostrano pubblicamente per la prima volta, per il fatto che pezzi grossi del regime hanno solo cambiato casacca.
Jibril è il più in vista, ma non di meno si sarebbe potuto dire del generale Abdel Fattah Younes, capo militare degli insorti, assassinato un mese e mezzo fa. Younes, in passato, era stato ministro dell'Interno di Gheddafi. L'uomo, per intenderci, che aveva ordinato aireparti speciali di sparare sui dimostranti a Bengasi - nel 2006 - uccidendone undici. Un personaggio ambiguo che, secondo il ministro del Petrolio del Cnt, Ali Tarhouni, è statoassassinato dagli stessi ribelli. Una commissione sta indagando sulla sua morte, ma un uomo è stato arrestato per l'omicidio Younes, ed è a capo di un gruppo di miliziani che era andato a prendere Younis dalla linea del fronte vicino a Brega per condurlo a Bengasi per un interrogatorio su questioni militari. Stando a quanto riferisce al-Jazeera, l'uomo avrebbe già rivelato che a uccidere il generale e due suoi stretti collaboratori sarebbero stati alcuni suoi uomini.
Oltre ai vecchi gerarchi, ci saranno anche regolamenti di conti tra i ribelli della prima ora.Laici e religiosi, ad esempio. Oggi, al confine con la Tunisia, nei dintorni della zona di Ras al-Jadir, ci sono stati scontri a fuoco tra diverse fazioni dei ribelli libici. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa tunisina Tap, sarebbero almeno undici le vittime. Oggi la situazione nella zona sembra essere tornata alla normalità, con il transito di persone attraverso il valico tra i due paesi nordafricani che continua regolarmente, ma non si può non considerare che ogni gruppo di ribelli, dalla Brigata Tripoli alle Aquile di Misurata, stia cercando il proprio spazio di potere nella Libia di domani.
Il nervosismo tra i ribelli è dovuto anche ai primi documenti che provano come anche loro si siano macchiati di crimini di guerra e contro l'umanità. E dei quali, forse, potrebbero essere chiamati a rispondere in futuro. L'ultimo report che mette in imbarazzo gli insorti è quello pubblicato da Amnesty International. Un documento di 107 pagine, chiamato La battaglia per la Libia: uccisioni, sparizioni e torture, che invita il Cnt a riprendere il controllo delle milizie, per porre fine ad arresti arbitrari e ad azioni di rappresaglia.
"Le nuove autorità devono girare completamente pagina rispetto alle violazioni degli ultimi quattro decenni e introdurre nuovi standard per porre i diritti umani al centro della loro agenda" - ha dichiarato Claudio Cordone, senior director di Amnesty International. "Ora spetta al Cnt comportarsi differentemente, porre fine alle violazioni e avviare riforme sui diritti umani, urgentemente necessarie. Una grande priorità dovrà essere valutare lecondizioni del settore giudiziario e iniziare le riforme, assicurare processi equi e garantire alle vittime accesso alla giustizia e alle riparazioni".
Un punto importante del testo è quello che riguarda i mercenari. O presunti tali. SecondoAmnesty, ''tra un terzo e la metà di tutte le persone detenute a Tripoli e ad al-Zawiya è di origine straniera, ma la maggior parte di esse sia costituita da lavoratori migranti e non combattenti. Le fitte voci secondo le quali le forze di Gheddafi avrebbero fatto uso, a febbraio, di grandi quantità di mercenari subsahariani, erano significativamente esagerate. Tuttavia, il Cnt ha fatto poco per modificare la falsa percezione che i cittadini provenienti dall'Africa sub-sahariana fossero mercenari''. E questo ha, di fatto, reso possibili linciaggi e pestaggi che non fanno onore alla nuova Libia.
Da Peace Reporter
Al-Salabi, vicino al telepredicatore Yusuf Qaradawi leader dell'Unione mondiale degli ulema, ha dichiarato anche che ''Jibril e gli altri attuali dirigenti del Cnt facevano parte del passato regime e non godono del gradimento del popolo. Pensano di poter instaurare un nuovo regime dittatoriale ma il popolo non lo permetterà. I giochi di alcuni esponenti del Cnt che fanno capo al passato regime sono stati scoperti e ora Jibril ha paura. Ci sono queste persone che stanno portando avanti una guerra organizzata contro i veri patrioti e i rivoluzionari in modo da estrometterli dal potere''.
Troppo presto per definirla una rottura, ma di sicuro il fronte dei ribelli mostra qualche crepa. Non è la prima e non sarà l'ultima, ma di sicuro la tensione sale. Una guerra che almeno due volte sembrava finita, un nemico invisibile e introvabile (Gheddafi), Sirte e Bani Walid ancora da conquistare. Truppe stanche, dopo nove mesi di combattimenti. Ilnervosismo serpeggia, ma era prevedibile. Nessuno poteva illudersi che non ci fossero divisioni e differenze tra coloro che hanno rovesciato il regime. In primo luogo, come le accuse di Salabi mostrano pubblicamente per la prima volta, per il fatto che pezzi grossi del regime hanno solo cambiato casacca.
Jibril è il più in vista, ma non di meno si sarebbe potuto dire del generale Abdel Fattah Younes, capo militare degli insorti, assassinato un mese e mezzo fa. Younes, in passato, era stato ministro dell'Interno di Gheddafi. L'uomo, per intenderci, che aveva ordinato aireparti speciali di sparare sui dimostranti a Bengasi - nel 2006 - uccidendone undici. Un personaggio ambiguo che, secondo il ministro del Petrolio del Cnt, Ali Tarhouni, è statoassassinato dagli stessi ribelli. Una commissione sta indagando sulla sua morte, ma un uomo è stato arrestato per l'omicidio Younes, ed è a capo di un gruppo di miliziani che era andato a prendere Younis dalla linea del fronte vicino a Brega per condurlo a Bengasi per un interrogatorio su questioni militari. Stando a quanto riferisce al-Jazeera, l'uomo avrebbe già rivelato che a uccidere il generale e due suoi stretti collaboratori sarebbero stati alcuni suoi uomini.
Oltre ai vecchi gerarchi, ci saranno anche regolamenti di conti tra i ribelli della prima ora.Laici e religiosi, ad esempio. Oggi, al confine con la Tunisia, nei dintorni della zona di Ras al-Jadir, ci sono stati scontri a fuoco tra diverse fazioni dei ribelli libici. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa tunisina Tap, sarebbero almeno undici le vittime. Oggi la situazione nella zona sembra essere tornata alla normalità, con il transito di persone attraverso il valico tra i due paesi nordafricani che continua regolarmente, ma non si può non considerare che ogni gruppo di ribelli, dalla Brigata Tripoli alle Aquile di Misurata, stia cercando il proprio spazio di potere nella Libia di domani.
Il nervosismo tra i ribelli è dovuto anche ai primi documenti che provano come anche loro si siano macchiati di crimini di guerra e contro l'umanità. E dei quali, forse, potrebbero essere chiamati a rispondere in futuro. L'ultimo report che mette in imbarazzo gli insorti è quello pubblicato da Amnesty International. Un documento di 107 pagine, chiamato La battaglia per la Libia: uccisioni, sparizioni e torture, che invita il Cnt a riprendere il controllo delle milizie, per porre fine ad arresti arbitrari e ad azioni di rappresaglia.
"Le nuove autorità devono girare completamente pagina rispetto alle violazioni degli ultimi quattro decenni e introdurre nuovi standard per porre i diritti umani al centro della loro agenda" - ha dichiarato Claudio Cordone, senior director di Amnesty International. "Ora spetta al Cnt comportarsi differentemente, porre fine alle violazioni e avviare riforme sui diritti umani, urgentemente necessarie. Una grande priorità dovrà essere valutare lecondizioni del settore giudiziario e iniziare le riforme, assicurare processi equi e garantire alle vittime accesso alla giustizia e alle riparazioni".
Un punto importante del testo è quello che riguarda i mercenari. O presunti tali. SecondoAmnesty, ''tra un terzo e la metà di tutte le persone detenute a Tripoli e ad al-Zawiya è di origine straniera, ma la maggior parte di esse sia costituita da lavoratori migranti e non combattenti. Le fitte voci secondo le quali le forze di Gheddafi avrebbero fatto uso, a febbraio, di grandi quantità di mercenari subsahariani, erano significativamente esagerate. Tuttavia, il Cnt ha fatto poco per modificare la falsa percezione che i cittadini provenienti dall'Africa sub-sahariana fossero mercenari''. E questo ha, di fatto, reso possibili linciaggi e pestaggi che non fanno onore alla nuova Libia.
Da Peace Reporter
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