9-11 Cospirazione e propaganda (5)

set 2, 2011 0 comments
Di Naoki Tomasini
Dieci anni dopo gli attentati dell'11 settembre, un'inchiesta per ripercorrere la genesi del mito, le storie degli scettici e la diffusione del dubbio di massa
(Segue dalla quarta puntata)
Un piccolo riassunto dell'atto precedente: la Commissione ufficiale sull'11 settembre concluse che 19 attentatori islamici avevano centrato tre su quattro dei loro obiettivi, e che questo era stato possibile anche a causa di una serie di errori, inefficienze e, con le parole di Condoleezza Rice, "mancanza di immaginazione". Tuttavia nessuno venne indicato come responsabile. La commissione è stata criticata dai suoi stessi componenti, e il rapporto finale manca completamente di fornire un resoconto per diversi argomenti rilevanti.
Ora, che cosa succede quando la ricostruzione ufficiale di un evento lascia aperte troppe domande? Nell'era di internet succede che le risposte arrivano lo stesso, anche se non hanno nulla di ufficiale e non sono necessariamente frutto di indagini accurate e imparziali.
Le teorie del complotto iniziano da questo punto. Gli studiosi del fenomeno le dividono in due categorie: Lasciato accadere apposta (Lihop) (32) e Fatto accadere apposta (Mihop) (33). Ma entrambe le versioni presuppongono che il governo avesse conoscenza preventiva della minaccia e l'intenzione di sfruttare gli attentati per intraprendere una serie di azioni che, senza l'evento traumatico, non sarebbero state accettate dalla popolazione.
I sostenitori di queste teorie hanno avuto vita facile in questo senso, poiché l'utilità di "un evento catalizzatore" come Pearl Harbour per accrescere massicciamente le spese militari dopo la fine della guerra fredda, l'intenzione di attaccare l'Iraq per mettere al sicuro gli approvvigionamenti di petrolio, o la necessità di costruire nuove basi militari in tutto il mondo, erano scritte chiaramente in diversi libri e documenti pubblicati, prima del 2001, dal Think Tank Neocon chiamato Progetto per un Nuovo Secolo Americano (Pnac), fondato da Dick Cheney, Donald Rumsfeld e diversi altri che sarebbero poi entrati nell'amministrazione Bush (34).
Il primo a infilarsi in questo filone di indagine fu un giornalista francese, Thierry Meyssan (35)che esordì nel 2002 con il libro La spaventosa impostura, che divenne un best seller tradotto in 27 lingue e gli valse la qualifica di persona non grata negli Stati Uniti. Sull'onda del successo, prima ancora che la Commissione sul 9/11 avesse concluso i lavori, Meyssan pubblicava un secondo volume intitolato Pentagate in cui, sulla base delle immagini dell'incidente al Pentagono, sostenne che ciò che aveva colpito l'edificio più sicuro della Terra non poteva essere un Boeing 757.
Ma il pioniere del complotto come intrattenimento di massa è stato certamente il regista Michael Moore, che nel 2004 vinse la Palma d'Oro al festival di Cannes con il film Fahrenheit 9/11, distribuito con grande successo in tutto il mondo prima di apparire sui grandi schermi negli Usa. Moore puntava il dito sui legami storici tra la famiglia Bush e i Bin Laden, e creò l'icona del presidente Bush-tontolone (36), mostrandolo con lo sguardo smarrito mentre siede in un'aula di scuola elementare, durante gli attacchi. Fahrenheit 9/11 incassò 222 milioni di dollari e divenne il documentario più redditizio di tutti i tempi. E Moore fu anche il primo a sperimentare la gogna pubblica del "complottista". In pochi mesi la stampa pubblicò decine di articoli (37) che contestavano la fondatezza delle tesi del film "Unfairenheit", e accusavano Moore di fare propaganda anti patriottica. Il 5 ottobre, in contemporanea con la commercializzazione del Dvd, usciva anche il contro-documentario FahrenHYPE 9/11, col sottotitolo: "Svelando la verità su Fahrenheit 9/11 e Michael Moore". La partita era solo all'inizio, e come nello slogan delle guerre in Afghanistan e Iraq, anche negli Stati Uniti l'obiettivo era la conquista dei cuori e delle menti.
Nella primavera del 2002, un giovane film-maker di 19 anni, Dylan Avery, stava lavorando a una sceneggiatura immaginaria sugli attacchi del 9/11. Ma le ricerche lo spinsero sempre più a fondo, fino a convincersi che gli eventi di quel giorno fossero un auto-attentato, un Inside Job. Tre anni dopo prendeva forma Loose Change, un altro documentario da record, questa volta per il numero di spettatori. La prima versione era costata duemila dollari, usando materiale d'archivio dei Network Tv, voce narrante e il groove di Dj Skooly. La distribuzione gratuita su internet ha fatto il resto e, ad oggi, il documentario è stato visto da oltre dieci milioni di persone. L'accumulazione di argomenti proposti per sostenere la teoria del Mihop attirò molte critiche anche da parte del Truth Movement, che l'accusò di sostenere tesi troppo fantasiose senza prove concrete. Partita chiusa? Neanche per sogno. Dylan ripropose il documentario aggiornato, tenendo conto delle critiche nel 2005, e poi ancora nel 2006 e nel 2007 nella versione Final Cut(38). Ma già nel 2009 usciva l'ennesima revisione, questa volta con un budget di 1milione di dollari e la consulenza di due autorità del complotto-show: il professore di teologia David Ray Griffin e il conduttore radiofonico Alex Jones. Il fenomeno Loose Change ha persino ricevuto l'attenzione del Dipartimento della Difesa Usa, che nel maggio 2009 ne ha pubblicato una recensione intitolata: Loose Change confutato: "Loose Change si basa su ricerche superficiali e contiene molti errori. Tuttavia, questo non gli ha impedito di diventare straordinariamente popolare" (39).
(Domani la sesta puntata)


Note:
32. Let It happen On Purpose.
33. Made it happen on purpose.
34. http://www.newamericancentury.org/
35. http://www.voltairenet.org/_Thierry-Meyssan_?lang=it
36. http://www.youtube.com/watch?v=0rO3F6mZUaE
http://www.documentarywire.com/fahrenheit-911
37. http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=fahrenheit-2777
38. http://www.documentarywire.com/loose-change-final-cut
39. "Loose Change is researched very shoddly, making numerous mistakes of fact and judgement. Nevertheless, this has not prevented it from becoming extraordinarily popular".



Da Peace Reporter

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