Di L'Incarcerato
"Dedico questo articolo a tutte le vittime della persecuzione giudiziaria e a chi come me, credeva che un altro mondo era davvero possibile." L'incarcerato.
Ho deciso di raccontare un'altra storia; si perchè solo raccontando delle storie provo a far capire il sottile meccanismo della repressione giudiziaria.
Ho deciso di raccontare un'altra storia; si perchè solo raccontando delle storie provo a far capire il sottile meccanismo della repressione giudiziaria.
E la racconto quest'anno perchè ricorre il decimo anniversario della fine del movimento "no global" conclusasi nella tragica repressione di Genova. E la racconto perchè, come denuncio da sempre, viviamo in un periodo ove prevarica l'ideologia legalitaria che ha infestato purtroppo la maggior parte del popolo di sinistra, quella che considero la "massa critica". E se nella società civile che si oppone alle ingiustizie manca totalmente quella buona componente libertaria, c'è rischio che si trasformi in una corrente decisamente reazionaria. Pensateci.
Cominciamo dall'inizio. Nel 1999 all'improvviso,senza che nessuno se lo aspettasse e specialmente dopo un lungo periodo di rassegnazione, nacque a Seattle un grande movimento contro il WTO(Organizzazione mondiale del commercio): una moltitudine di gente che proveniva da esperienze diverse, dai cattolici ai comunisti, dagli anarchici agli ambientalisti, cani sciolti, sindacati, numerose associazioni. Tutti insieme per contestare il neo liberismo e quindi i grandi gruppi di Potere che limitano la capacità decisionale degli Stati-nazionali.
Venne ribattezzato dai mass media il "movimento no global" e suscitò interesse e timore(per i Potenti) in tutto il mondo e come una strana alchimia molti giovani, prima disillusi, si misero ad attivarsi per dire: "Un altro mondo è possibile".
In Italia il movimento no global si rafforzò sempre di più e fu un esempio per tutto il mondo.
La prima prova del fuoco fu a Napoli e allora c'era il Governo di Centrosinistra. Era il maggio del 2001 e il movimento riesce a portare in piazza, per la prima volta, cinquantamila persone provenienti da tutti i territori meridionali: comitati contro le discariche e gli inceneritori, comitati di base sindacali, comitati di lotta di fabbriche, studenti, immigrati, per la prima volta sono insieme a Napoli per protestare contro la vergogna rappresentata dai capi di stato riuniti e barricati in piazza Plebiscito.
Ci fu una violenta repressione da parte delle forze dell'ordine e fu una mattanza: centinaia di manifestanti assolutamente pacifici verranno massacrati dai manganelli e dai lacrimogeni e trasportati in caserme dove verranno picchiati e torturati.
Da quella esperienza si pensò nel cercare di organizzare un coordinamento tra le forze sociali, e nacque una rete : il Sud Ribelle.
Tra gli organizzatori c'era Francesco Caruso e fu la prima esperienza dei Social Forum. Dopo ne nacquero a centinaia in tutta Italia e serviva per combattere al livello locale. Partorì il famoso slogan: "Pensare globalmente, agire localmente".
Poi venne Genova e tutti noi sappiamo come è andata: repressione come a Napoli e fu ucciso Carlo Giuliani.
Ma la repressione non basta se ancora rimane intatta quella rete di persone che credono in un mondo migliore e il superamento della logica del libero mercato.
Ci pensò l'oramai conosciuto capo dei ROS : il generale Ganzer. Lo conosciamo perchè scrissi ben due articoli su di lui(qui e qui)e non è la prima volta che perseguita un movimento.
Ma Ganzer per fare i pedinamenti, le intercettazioni, servizi fotografici al movimento Sud Ribelle aveva bisogno del sostegno di una Procura.
Trovò manforte nella Procura di Cosenza e nei magistrati, Serafini, Fiordalisi e Plastina; e la Magistratura da sempre funzionale al Sistema, emana mandati di arresto a ben 18 ragazzi del Sud Ribelle. Grave l'accusa: associazione sovversiva all’interno della quale agisce un gruppo ristretto di sovversivi con intenti terroristici.
Si avete capito bene, si parla di terrorismo. Ragazzi considerati talmente pericolosi da essere subito arrestati e trasferiti nelle carceri speciali.
Non basta, il PM Fiordalisi lancia ulteriori pensanti accuse. Elenchiamole:
"Cospirazione politica mediante associazione al fine di : Turbare l’esercizio delle funzioni del governo italiano durante il G8 a Genova nel luglio 2001; Effettuare propaganda sovversiva; Creare una più vasta associazione composta da migliaia di persone volta a sovvertire violentemente l’ordinamento economico costituito nello Stato. E poi ancora, Associazione per delinquere, Associazione sovversiva , Attentato contro organi costituzionali a Genova , Attentato contro organi costituzionali a Napoli, Porto di oggetti atti ad offendere, Resistenza a pubblici ufficiali, Turbativa violenta del possesso di cose immobili, Propaganda sovversiva."
Immaginate ora tutta la lunga trafila del processo, le spese processuali, le continue difese: il movimento oramai è stato ucciso.
Non importa che poi tutto si è rivelato un teorema e le accuse erano basate sul nulla. Non importa che sono stati spesi tanti soldi per le intercettazioni dalla Procura di Catanzaro dove magari poteva indirizzarli per contribuire a perseguitare il vero male che è la 'ndrangheta . Non importa che poi parliamo dello stesso PM Fiordalisi chearchiviò la famosa denuncia del "Jolly Rosso", la famosa storia delle navi dei veleni.
Non importa che ci sono voluti più di otto anni per avere l'assoluzione da tutte quelle accuse.
Ma importa che un movimento, oppure una persona che può mettere in crisi il Sistema, sia "arrestato" e in alcuni casi anche "suicidato".
E si, e adesso "intercettateci tutti". Ma per favore, finiamola di seguire certi superficiali slogan!
Da L'Incarcerato blog
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