“Da due anni egli percorre il mondo. Niente telefono, niente piscina, niente animali domestici, niente sigarette. Libertà estrema. Un estremista. Un viaggiatore esteta la cui casa è la strada. Così ora, dopo due anni di cammino, arriva l’ultima e più grande Avventura; l’apogeo della battaglia per distruggere l’ipocrita dentro e concludere vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà , egli fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.”
– Alexander Supertramp, messaggio lasciato nel Maggio 1992
– Alexander Supertramp, messaggio lasciato nel Maggio 1992
Di chi stiamo parlando?! Il ragazzo in questione è Christopher Johnson McCandless, nato il 12 febbraio 1968 in una famiglia benestante della Virginia e cresciuto in un ricco sobborgo di Washington DC. Laureato con lode nel 1990 all’Emory University in antropologia e sociologia, Chris aveva tutti i presupposti per continuare la sua vita da bravo ragazzo e formare la classica famiglia a stelle e strisce: la casetta con lo steccato bianco, il barbecue alla domenica e qualsiasi altro stereotipo americano dovesse venirvi in mente.
Invece durante gli ultimi anni di università (e forse anche prima) per Chris si fa sempre più acuto e consistente il rifiuto per il materialismo americano. Chris era un ragazzo molto profondo, il cui forte idealismo era difficilmente compatibile con la vita moderna.
Fedele lettore di Tolstoj, era affascinato sopratutto nel modo in cui il grande romanziere aveva saputo abbandonare una vita di benessere e privilegi per frequentare gli indigenti.
Le vite delle persone si riempiono di cose senza lasciare spazio per tutto il resto, e lui non ci sta. Devolve tutto ciò che aveva in banca -circa ventiquattromila dollari- alla OXFAM, un’organizzazione umanitaria che si batte per trovare la soluzione definitiva alla povertà e all’ingustizia. Si sbarazza di tutte le sue cose e dei documenti, inventandosi una nuova esistenza ai margini della società : non si sarebbe più chiamato Chris McCandless ma Alexander Supertramp, il vagabondo padrone del suo destino.
Affascinato dalle teorie di Jack London sul lato selvaggio della vita e dagli scritti di Henry David Thoreau sull’essenza dell’esistenza umana, parte per la natura selvaggia dell’Alaska, dapprima con la sua vecchia Datsun B210 (a cui era legatissimo) per poi terminare il viaggio a piedi e in autostop. Oltre 10.000 km, dal lato che si affaccia all’Atlantico a quello sul Pacifico, viaggiando tra America e Messico del Nord.
Invece durante gli ultimi anni di università (e forse anche prima) per Chris si fa sempre più acuto e consistente il rifiuto per il materialismo americano. Chris era un ragazzo molto profondo, il cui forte idealismo era difficilmente compatibile con la vita moderna.
Fedele lettore di Tolstoj, era affascinato sopratutto nel modo in cui il grande romanziere aveva saputo abbandonare una vita di benessere e privilegi per frequentare gli indigenti.
Le vite delle persone si riempiono di cose senza lasciare spazio per tutto il resto, e lui non ci sta. Devolve tutto ciò che aveva in banca -circa ventiquattromila dollari- alla OXFAM, un’organizzazione umanitaria che si batte per trovare la soluzione definitiva alla povertà e all’ingustizia. Si sbarazza di tutte le sue cose e dei documenti, inventandosi una nuova esistenza ai margini della società : non si sarebbe più chiamato Chris McCandless ma Alexander Supertramp, il vagabondo padrone del suo destino.
Affascinato dalle teorie di Jack London sul lato selvaggio della vita e dagli scritti di Henry David Thoreau sull’essenza dell’esistenza umana, parte per la natura selvaggia dell’Alaska, dapprima con la sua vecchia Datsun B210 (a cui era legatissimo) per poi terminare il viaggio a piedi e in autostop. Oltre 10.000 km, dal lato che si affaccia all’Atlantico a quello sul Pacifico, viaggiando tra America e Messico del Nord.
Molti furono i luoghi visitati da Chris prima di inoltrarsi nel cuore selvaggio dell’Alaska. Dopo aver lasciato Atlanta, il 6 luglio era giunto in Arizona nel National Recreation Area del lago Mead. Aveva guidato quasi 3 Km in direzione della sponda meridionale del lago alla temperatura di quasi 50 gradi, ma ignorò i cartelli di pericolo (gran parte dell’anno il corso è asciutto ma nei mesi estivi piogge torrenziali inondano il territorio). Proprio due giorni dopo l’arrivo di Chris ci fu una inondazione, non così potente da provocare danni al veicolo ma tanto da bagnarne il motore. McCandless non riuscì più a mettere in moto la vecchia auto, e l’impazienza lo portò infine a scaricare la batteria. Come spiegare ai Ranger che in qualità di novello seguace di Henry David Thoreau -considerava suo vangelo il saggio “Disobbedienza Civile“- era sua precisa responsabilità morale beffarsi delle leggi dello Stato, tra cui ignorare i cartelli che gli impedivano il transito in quella zona? Abbandonò la vecchia Datsun e continuò l’odissea a piedi, per Chris non esistevano altre alternative.
Il nuovo corso degli eventi non fu motivo di afflizione: camuffò l’auto come meglio poté sotto una tela cerata marrone, tolse le targhe, poi con un gesto che avrebbe inorgoglito sia Thoreau che Tolstoj ammucchiò nella sabbia il proprio denaro(quel poco che gli restava) e appiccò il fuoco.
Molte furono le sue avventure dopo questi eventi, ed è difficile poterle citare tutte. Dopotutto si tratta di due anni pienamente vissuti, e basta cercare un pò in rete per trovare storie ed aneddoti su McCandless e sul suo lungo viaggio, come la sua permanenza a Carthage, nel Sud Dakota, dove lavorò per un certo Wayne Westerberg, e da cui nacque una profonda amicizia, senza dimenticare la sua discesa in canoa dal Colorado al Golfo della California, e le moltissime cose che ha fatto e le persone che ha conosciuto…
Il nuovo corso degli eventi non fu motivo di afflizione: camuffò l’auto come meglio poté sotto una tela cerata marrone, tolse le targhe, poi con un gesto che avrebbe inorgoglito sia Thoreau che Tolstoj ammucchiò nella sabbia il proprio denaro(quel poco che gli restava) e appiccò il fuoco.
Molte furono le sue avventure dopo questi eventi, ed è difficile poterle citare tutte. Dopotutto si tratta di due anni pienamente vissuti, e basta cercare un pò in rete per trovare storie ed aneddoti su McCandless e sul suo lungo viaggio, come la sua permanenza a Carthage, nel Sud Dakota, dove lavorò per un certo Wayne Westerberg, e da cui nacque una profonda amicizia, senza dimenticare la sua discesa in canoa dal Colorado al Golfo della California, e le moltissime cose che ha fatto e le persone che ha conosciuto…
Il 27 aprile 1992 raggiunse Fairbanks, da lì le sue ultime notizie. Spedì cartoline agli amici che conobbe in questi due anni di avventura e si addentrò nelle terre ghiacciate dell’Alaska a nord del monte McKinley. Da qui inizia l’epilogo della sua purtroppo tragica avventura.
Dopo circa tre mesi di permanenza vicino al Denali National Park, vivendo nel cuore della foresta e nutrendosi di quello che riusciva a cacciare e a raccogliere da piante e arbusti, il 18 agosto del 1992 Christopher Johnson McCandless si spegne, a soli 24 anni. Il suo corpo venne ritrovato nel sacco a pelo cucitogli dalla madre Billie circa due settimane dopo da alcuni cacciatori, dentro il vecchio bus 142, un pullman di linea abbandonato, usato proprio dai cacciatori di alci come rifugio. La causa ufficiale della morte è “starvation“, ovvero fame.
A questo punto della storia molte possono essere le reazioni di chi ha seguito le gesta di Chris. Delusione, rabbia, sconforto. Ma anche cinismo, ironia facile e tante tante domande. Indifferenza quasi mai.
Sulla sua persona è stato detto di tutto: visionario, asceta, sognatore, sprovveduto, pazzo, idealista, rivoluzionario, idiota, suicida. Personalmente non mi sento di etichettarlo in alcun modo, né di giudicarlo, anzi mi domando: come si possono giudicare mai le vite altrui, le scelte altrui, in un mondo dove é così terribilmente difficile sopravvivere? Alzi la mano chi crede di aver vissuto una vita senza rimpianti, chi è convinto di poter morire soddisfatto. Sono dell’idea che per imparare a morire bisogna imparare prima a vivere.
Che esempio sei stato per noi, Chris. Solo questo mi sento di dire. Posso dire che qualcosa hai lasciato, un segno indelebile di libertà , la stessa che oggi è cosi difficile conquistare. Viviamo nella convinzione di esser liberi ma come diceva il grande scrittore Tiziano Terzani “siamo liberi solo di scegliere il tipo di dentifricio al supermercato“.
Ci è stata negata la libertà di vivere come meglio si crede e la libertà di essere sé stessi: tutto è già scritto, già previsto. Ed è difficile uscire dagli schemi imposti. Chris ci è riuscito, ha molto da insegnare a una generazione dove tutti sono vestiti uguali, dove tutti dicono le stesse cose o il contrario delle stesse. Che poi sono le stesse cose.
Non si può rinunciare agli ideali. Chris lo sapeva.
McCandless ha avuto il coraggio di uscire da una società consumistica fatta di routine e di comodità sapendo rimettersi in gioco, ha capito che quando la gente ha un problema invece di fermarsi ad ascoltare la voce del cuore esce e va in mezzo alla folla, va al cinema, beve, si droga o si fa una scopatina per rintronarsi, per svagarsi, per dimenticare. Invece ha ascoltato quella voce che è dentro ognuno di noi, quella stessa voce che ci tiene insieme. Chris alla sua voce ha dato retta e con il suo sacrificio ci ha insegnato ed essere sempre in viaggio fuori e dentro noi stessi, a non sentirsi mai arrivati, a continuare a misurarsi con prove sempre più impegnative, a ricercare le cose che contano davvero al di là dei beni materiali, ad amare la natura, e molto altro ancora. Può sembrare una goccia ma è come l’oceano.
In Chris la volontà di raggiungere questi traguardi ha messo in moto gli eventi che l’hanno condotto a vivere i suoi ultimi giorni nel bus 142 lasciando questo mondo a poco più di vent’anni. Non si può rimanere indifferente dinanzi la ricerca della libertà di Chris. Il successo della sua storia denuncia il bisogno di sentimenti assoluti che gli uomini dei nostri tempi nascondono dietro la ricerca di ogni tipo di comodità e omologazione sociale.
Chiudo con un pensiero di Chris ed un mio augurio di Buona Strada a voi tutti che in un angolino remoto del vostro spirito riuscite ancora a sentire il richiamo di qualcosa che ogni tanto vi spinge a fare lo zaino e a partire senza garanzie in un viaggio fuori e dentro voi stessi.
.”… C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso… Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un’esistenza non convenzionale.” – Christopher McCandless 1968-1992
Per saperne di più:
christophermccandless.info, sito dedicato a Chris
Into The Wild, il film diretto da Sean Penn che narra l’avventura di Chris
Call Of The Wild, documentario diretto da Ron Lamothe
Chris’s Purpose, la fondazione in memoria di Chris
Fonte:http://www.straightedge.it/sxe/christopher-mccandless.html
christophermccandless.info, sito dedicato a Chris
Into The Wild, il film diretto da Sean Penn che narra l’avventura di Chris
Call Of The Wild, documentario diretto da Ron Lamothe
Chris’s Purpose, la fondazione in memoria di Chris
Fonte:http://www.straightedge.it/sxe/christopher-mccandless.html
Sono un'appassionata della storia di Chris, penso che ciò che hai scritto sia molto bello e riesco a ritrovarmici . bell'articolo complimenti !
RispondiEliminagrazie.
RispondiEliminaLa vita di Chris ci insegna qualcosa nella vita. Non possiamo giudicare ma soltanto cercare di valutare, riflettendo su noi stessi cosa ci può aiutare per migliorare il nostro modo di relazionarsi. La vita è un dono. Vivere in modo equilibrio secondo me è la cosa migliore.
RispondiEliminaLa storia di McCandless ci insegna che se si vuole realizzare un sogno, bisogna prepararsi, pianificare e usare i nostri strumenti al meglio che possiamo. Il suo breve viaggio ci fa capire che non è sufficiente essere determinati, ma occorre prepararsi alle conseguenze delle nostre scelte per non vedere il nostro sogno andare in frantumi ancora prima di cominciare
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