L'ORIGINALE SAGGIO DI UNO STUDIOSO AMERICANO DELLA SHOAH: MOLTI CAPI NAZISTI VENIVANO DALL'INDUSTRIA ALIMENTARE
Magari sarà un caso, e comunque: Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz, possedeva un macello e un negozio di macelleria; Willi Mentz, uno dei più feroci guardiani a Treblinka, era stato mungitore di vacche; Kurt Franz, ultimo comandante di Treblinka, era stato macellaio come Karl Frenzel, fuochista prima a Hadamar poi a Sobibor; e Heinrich Himmler, il pianificatore della Shoah, fece le prove generali «eugenetiche» nel suo allevamento di polli.
Diceva Theodor Wiesengrund Adorno: «Auschwitz inizia ogni volta che qualcuno guarda a un mattatoio e pensa: sono soltanto animali». Qualcuno l'ha preso molto sul serio.
Quel qualcuno è un professore di nome Charles Patterson, docente alla Columbia University di New York e alla International School for Holocaust Studies di Gerusalemme.
La sua tesi è semplice quanto provocatoria, vista l'equazione che contiene, e paradossale, considerati gli esiti ai quali potrebbe condurre: il mattatoio americano primonovecentesco - pianificazione meccanizzata dell'uccisione di mucche, vitelli, maiali per l'industria alimentare - è l'antecedente, storico teorico e forse anche simbolico, della Shoah.
Quando si stabilisce che una specie (l'uomo) è «padrona» di un'altra (gli animali) si sono già poste le basi teoriche e pratiche per affermare, di lì a non molto, che una razza è superiore a un'altra. Patterson promette: questo libro «prende in esame come, nei tempi moderni, l'uccisione industrializzata di animali e uomini si sia intrecciata e come l'eugenetica americana e i macelli automatizzati abbiano attraversato l'Atlantico e trovato terreno fertile nella Germania nazista».
Ma insomma: la sensibilità animalista può spingersi fino a sostenere che il massacro degli animali (nei mattatoi) è il modello dello sterminio degli ebrei (nelle camere a gas)? È anche solo concepibile avvicinare l'uccisione di un uomo e quella di un animale? Chi risponde di sì lo fa per l'irresistibile malìa del politically incorrect e la devastante ambizione di revisionare tutto, compresa la logica?
La risposta richiede la lettura di un libro compilato con ampio apparato di documenti, concepito con spirito evidentemente non antiebraico, elaborato, anzi, utilizzando spesso citazioni da Torah e Talmud.
Già il titolo, Un'eterna Treblinka (sottotitolo: «Il massacro degli animali e l'Olocausto», Editori Riuniti, pp. 321, euro 16), riprende contenuto e spirito di un racconto di Isaac Singer, L'uomo che scriveva lettere. Lo scrittore ebreo annota: «Si sono convinti che l'uomo, il peggior trasgressore di tutte le specie, sia il vertice della creazione: tutti gli altri esseri viventi sono stati creati unicamente per procurargli cibo e pellame, per essere torturati e sterminati. Nei loro confronti tutti sono nazisti; per gli animali Treblinka dura in eterno».
Ecco, è possibile provare l'assunto? Patterson sottolinea che tanti dirigenti nazisti si erano fatti le ossa nell'industria alimentare.
Ricorda che l'americano più stimato da Hitler, Henry Ford, trovò l'idea della catena di montaggio proprio andando a visitare un mattatoio.
Diceva Theodor Wiesengrund Adorno: «Auschwitz inizia ogni volta che qualcuno guarda a un mattatoio e pensa: sono soltanto animali». Qualcuno l'ha preso molto sul serio.
Quel qualcuno è un professore di nome Charles Patterson, docente alla Columbia University di New York e alla International School for Holocaust Studies di Gerusalemme.
La sua tesi è semplice quanto provocatoria, vista l'equazione che contiene, e paradossale, considerati gli esiti ai quali potrebbe condurre: il mattatoio americano primonovecentesco - pianificazione meccanizzata dell'uccisione di mucche, vitelli, maiali per l'industria alimentare - è l'antecedente, storico teorico e forse anche simbolico, della Shoah.
Quando si stabilisce che una specie (l'uomo) è «padrona» di un'altra (gli animali) si sono già poste le basi teoriche e pratiche per affermare, di lì a non molto, che una razza è superiore a un'altra. Patterson promette: questo libro «prende in esame come, nei tempi moderni, l'uccisione industrializzata di animali e uomini si sia intrecciata e come l'eugenetica americana e i macelli automatizzati abbiano attraversato l'Atlantico e trovato terreno fertile nella Germania nazista».
Ma insomma: la sensibilità animalista può spingersi fino a sostenere che il massacro degli animali (nei mattatoi) è il modello dello sterminio degli ebrei (nelle camere a gas)? È anche solo concepibile avvicinare l'uccisione di un uomo e quella di un animale? Chi risponde di sì lo fa per l'irresistibile malìa del politically incorrect e la devastante ambizione di revisionare tutto, compresa la logica?
La risposta richiede la lettura di un libro compilato con ampio apparato di documenti, concepito con spirito evidentemente non antiebraico, elaborato, anzi, utilizzando spesso citazioni da Torah e Talmud.
Già il titolo, Un'eterna Treblinka (sottotitolo: «Il massacro degli animali e l'Olocausto», Editori Riuniti, pp. 321, euro 16), riprende contenuto e spirito di un racconto di Isaac Singer, L'uomo che scriveva lettere. Lo scrittore ebreo annota: «Si sono convinti che l'uomo, il peggior trasgressore di tutte le specie, sia il vertice della creazione: tutti gli altri esseri viventi sono stati creati unicamente per procurargli cibo e pellame, per essere torturati e sterminati. Nei loro confronti tutti sono nazisti; per gli animali Treblinka dura in eterno».
Ecco, è possibile provare l'assunto? Patterson sottolinea che tanti dirigenti nazisti si erano fatti le ossa nell'industria alimentare.
Ricorda che l'americano più stimato da Hitler, Henry Ford, trovò l'idea della catena di montaggio proprio andando a visitare un mattatoio.
Documenta come la precisione burocratica di certi stabilimenti del male tipo Treblinka era stata mutuata dall'efficiente catena escogitata nelle fabbriche per l'uccisione seriale dei vitelli.
Quindi, annota che moltissimi dei sopravvissuti alla Shoah, avendo sviluppato «una vista ai raggi X» per la sofferenza altrui, sono diventati fondatori di Ong ambientaliste oppure impegnati animalisti.
E dedica un lungo excursus a una suggestione cruciale in Isaac Singer, quell'avversione per la macellazione che diventa fondamento per una nuova, più mite e meticcia convivenza umana.
Basta questo per porre l'equazione «antianimalismo=antiebraismo»?
In Genesi c'è scritto: «Dio diede all'uomo il dominio su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (e ci sono ambientalisti convinti che queste «fatali parole» abbiano determinato il corso distruttivo della civiltà occidentale).
Ma la Torah stabilisce che gli animali si riposino durante lo Shabbat, e Isaia profetizzava: «Chi macella un bue è simile a chi uccide un uomo».
Fonte: LaStampa del 9/6/2003 p 29
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