Ieri il direttore di Avvenire, addebitando una campagna mediatica contro la Chiesa alla massoneria, parla di “un film già visto”. Ma di che film stiamo parlando? Antonio Gramsciparlò una sola volta nell’aula della Camera dei deputati, il 16 maggio 1925: si discuteva il disegno di legge Rocco-Mussolini che vietava le “associazioni segrete”. Si disse che era contro la Massoneria: Gramsci colse che si trattava di uno strumento per mettere fuori legge tutte le organizzazioni del movimento operaio, come non mancò di far notare in quel
discorso che suscitò violente interruzioni da parte dello stesso Duce, e di qualche suo accolito. “La massoneria è la piccola bandiera che serve per far passare la merce reazionaria antiproletaria”, esclamò quell’oratore dalla voce fioca ma dalla tempra fortissima; e aggiunse: “Coi massoni il fascismo arriverà facilmente a un compromesso”.
Fu così, anche se formalmente le logge furono sciolte dal regime,ma la massoneria italiana non morì; e del resto i finanziamenti di suoi esponenti al movimento mussoliniano erano stati ingenti, e ne avevano favorito l’ascesa al potere.
Certo, emersero due tendenze, una democratica, antifascista, l’altra, filofascista; anche in passato vi erano state nette demarcazioni, arrivando nel 1908 – sulla scottante questione della laicità della scuola – a una scissione mai più ricomposta.
Peraltro anche nella Chiesa di Roma, dichiaratamente ostile alla Massoneria (e formalmente osteggiata da questa nelle pubblicazioni, più che nelle pratiche), vi furono, e vi sono, com’è noto, tendenze rivali. Accanto alla Chiesa del “popolo di Dio”, la Chiesa degli umili, dei diseredati, vi è stata sempre l’istituzione gerarchicavicina alle soglie del potere, a sua volta esercitante un potere vero e proprio in tutti gli ambiti della vita sociale. Questa seconda Chiesa, che fu accontentata dal fascismo dopo a sua volta averlo sostenuto, di fatto, non fu mai nemica della Massoneria, quella connessa ai gangli del potere. Se andiamo a sfogliare la pubblicistica cattolica troveremo pesanti atti d’accusa contro i “fratelli” del Grembiule e del Compasso; lo stesso ci accadrà se frugheremo nella stampa o sui siti Web massonici. Ma si è trattato, perlopiù, di un gioco di ruoli, nel quale, di fatto, due poteri apparentemente non formalizzati nella società , si contendevano l’egemonia, spesso arrivando a intese, queste sìsotterranee, se non a veri e propri accordi formali. Ma mentre la Massoneria finiva per ammorbidire la sua condanna della Chiesa, questa, che pure ha lasciato cadere in tempi recenti la scomunica ai cattolici massoni, faceva pesare la sua forza, specie in determinati momenti, tentata da sempre dalla volontà di piegare e se possibile schiacciare quello che più che nei panni dell’avversario si presentava ormai come il contendente.
Ancora nel 1983, una dichiarazione (firmata nientemeno da Joseph Ratzinger, allora potente Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede) ribadiva l’incompatibilità dei princìpi massonici con la dottrina della Chiesa e che i fedeli membri di associazioni massoniche non potevano accedere alla santa comunione.L’opposizione fu sempre motivata non solo dal carattere segreto dell’organizzazione, ma dal laicismo, razionalismo e “relativismo” delle dottrine massoniche, e dal reiterato coinvolgimento, dei “fratelli”, in azioni volte contro la Chiesa stessa e contro i “legittimi” poteri civili.
Oggi, la Chiesa ufficiale, quella del Vaticano e della Cei, è un potente sostegno al potere politico, qui da noi. E davanti a una mobilitazione della pubblica opinione, arcistufa dei privilegi fiscali che quel potere ha concesso al sistema ecclesiastico (una “leggenda nera”, secondo il quotidiano dei vescovi), il tirare in ballo il potere occulto della Massoneria suona a dir poco grottesco. Davvero, come ha scritto Avvenire, si tratta di “Qualcosa che impressiona”.
Angelo d’Orsi - 28 agosto 2011
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