Roma, 29 ago. (TMNews) - Gestiva un'emissione di 800 milioni di dollari in bond bielorussi, mentre il regime del presidente Alexander Lukashenko metteva in pratica una feroce repressione. E' questo il motivo per cui la Royal Bank of Scotland, banca britannica di proprietà dello stato, è stata sommersa dalle critiche in patria e ha deciso di non fare più affari con Minsk. Lo scrive oggi il quotidiano britannico Independent.
Il regime di Lukashenko, oggetto di sanzioni da parte dell'Unione europea e Stati uniti, coinvolse la RBS, assieme alla banca russa Sberbank e a quella tedesca Deutsche Bank, in un'emissione di bond a gennaio di quest'anno. Negli stessi giorni, il regime spezzava le reni all'opposizione impegnata nella protesta contro elezioni presidenziali pesantemente viziate da irregolarità che hanno visto confermato il ruolo di Lukashenko.
Ad attaccare la Royal Bank of Scotland, in particolare, sono stati gli attivisti d'opposizione di Free Belarus Now, che hanno incontrato i vertici della banca la scorsa settimana. In seguito all'incontro, la banca di Edimburgo ha emesso un comunicato. "Date le sanzioni, il deterioramento della situazione politica in Bielorussia, il fatto che (Minsk) abbia rinnegato elementi centrali del programma del Fondo monetario internazionale, la RBS ha interrotto ogni tipo di raccolta di capitali per la Repubblica di Bielorussia", vi si legge.
RBS, una banca salvata dallo stato britannico nel 2008 e per l'84 per cento in mani pubbliche, è finita recentemente nell'occhio del ciclone - secondo quanto scrive l'Independent -anche per aver siglato accordi finanziari con compagnie statunitensi che costruiscono cluster-bomb, ordigni banditi a livelli internazionale.
Da TM News
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