Una scuola libertaria nella tedesca Friburgo. Per allievi dai sei ai sedici
o diciotto anni. Una scuola libertaria che riceve persino un contributo
statale. Ecco come funziona nel reportage di Irene Stella, insegnante
precaria di matematica, membro dell’European democratic
education community. Stella sta elaborando un progetto per aprire
una scuola democratica in Umbria .S
ono le otto di un lunedì,
quando entro alla Freie
demokratische schule (libera
scuola democratica) Kapriole. Mi appare subito particolarmente colorata e movimentata. È luglio, sono tutti
s cal z i per non spor care la
scuola con le scarpe e per
sentirsi più liberi, nessuno si
cura di me. Arrivo a quella
che sembra l’aula insegnanti
e mi presento: «Sono qui per
una visita di due settimane
perché voglio conoscere cosa è e come funziona in pratica una scuola democratica.
Il mio sogno è quello di fondarne una in I tal ia» . Poco
dopo arriva la persona che
sarebbe stata il mio riferimento e inizia a raccontare...
D o b b i a m o a n d a r e n e l l a
Gr o s s r a um ( a u l a ma g n a ) ,
che funge anche da palestra,
per la Versammlung (assemblea) del lunedì . Le pr ime
ore del lunedì, infatti, sono
dedicate alle comunicazioni. Ognuno può e deve com u n i c a r e c a m b i a m e n t i ,
progetti e tutto ciò che è di
i n t e r e s s e c o m u n e . I n s e -
gnanti e ragazzi siedono insieme, i ragazzi più grandi
fanno da moderatori, tutto
scorre liscio anche se qualcuno dei più piccoli a volte
fa rumore.
Sono 150 gli iscritti alla Kapriole; si inizia a sei anni e si
conclude tra i sedici e i diciotto a seconda del diplom a c h e s i v u o l e o t t e n e r e
(maturità professionale, tecnica o liceale). La sede è Friburgo, città verde per eccellenza molto attenta ai bambini, con il più alto numero
di scuole Waldorf, Montessori e alternative della Germania. Kapriole è nata circa
venti anni fa dalla forza di
Eva, una madre che voleva
una scuola diversa per i suoi
figli. Le difficoltà sono state
tante anche in parte dovute
alla legislazione scolastica
tedes ca, ma con tenac ia e
perseveranza ora la scuola
c’è e funziona.
Ora, dopo che lo stato l’ha
autorizzata, parte del finanziamento della scuola dipende dai genitori e parte dallo
stato. Per la precisione gli insegnanti vengono pagati dallo stato e il resto viene pagato dai genitori attraverso una
retta mensile.
Finita l’assemblea è tempo
per ognuno di tornare alle
proprie occupazioni.
Qui non esiste un orario definito di materie e corsi, ma
ci sono le Angebot, ovvero
delle offerte, alcune con cadenza settimanale, altre no.
C’è una lavagna sulla quale
vengono appese giorno per
giorno le offerte divise in tre
bloc chi di un’ora e mez za
ciascuna. I bambini che si
presentano alle offerte hanno a disposizione un insegnante. Possono avere diverse età , infatti sono loro a decidere se e cosa seguire.
Se non vanno in classe hanno altre possibilità di impiegare il loro tempo: possono
u s c i r e n e l p a r c o f u o r i l a
s cuola, r imanendo dent ro
confini tracciati sulla cartina
e decisi nell’assemblea del
giovedì di cui pres to di rò,
possono giocare nei corridoi
o nei loro Nest (nidi), delle
aule in cui si ritrovano ragazzi
della stessa fascia d’età per
stare tranquilli tra loro, o ancora leggere sdraiati su un divano o as col tare al mus i ca
o.... quello che li fa stare bene.
Sono piena di curiosità , mista
a una sensazione stranissima. Dentro sempre più forte
u n a v o c e m i d i c e : « N o n è
possibile che funzioni, non è
possibile che un bambino di
sei anni sappia ciò che vuole.
Perché tutti questi ragazzi restano nel corridoio senza fare
niente? » . Con ques t i e al t r i
pensieri entro nell’aula dedicata all’arte per l’offerta di
feltro, cioè un’attività creativ a c h e a p a r t i r e d a l l a l a n a
grezza produce oggetti in feltro. Dopo poco arriva anche
l’insegnante che nota come
un gruppo di bambine sia giÃ
all’opera con acquarelli e così, invece di interromperle e
imporre l’attività prestabilita,
si concentra su un bambino
che era lì senza far nulla, per
parlargli in tranquillità . Infatti ogni insegnante si occupa
all’incirca di dieci bambini in
maniera particolare, una sort a d i t u t o r c h e n e s e g u e l a
crescita a tutto campo.
Vado oltre e seguo l’offerta di
matematica dei più grandi.
Ero particolarmente eccitata
all’idea visto che matematica è la disciplina che insegno! Che livello basso, sono
indietro rispetto ai ragazzi
delle scuole pubbliche italiane! Quanto tempo viene las c iato per ragionare! Ogni
f o r m u l a v i e n e r i c a v a t a !
Completamente diverso da
quello a cui sono abituata.
Com’è difficile lasciare da
parte i pregiudizi!
I giorni seguenti mi accorgo,
osservando con calma, che i
r a g a z z i n o n s c o r d a n o p i ù
quello che imparano. Il motivo? Non imparano a memoria: fanno esperienza.
L’edificio che ospita Kapriole
è una spec ie di «U» ; in un
braccio ci sono le aule pensate per i più piccoli, spazios e c o n b a n c h e t t i a i s o l a e
s emp r e a n c h e u n o s p a z i o
per giocare, dall’altro, quelle
per i più grandi, sempre con
b a n c h i a i s o l a , m a m e n o
spaziose. Ogni aula ha la sua
caratteristica e un suo nome.
Il tema è quello delle nazioni. Matematica è in Brasile! E
in Brasile si faranno sempre
attività matematico-scientifiche perché lì sono concentrati tutti gli strumenti didatt i c i ( m o l t i d ’ i s p i r a z i o n e
montessoriana) utili alla disciplina. In Spagna si fanno
le lingue, in Thailandia teatro e così via.
Al centro della «U» si trova
l’ingresso e la cucina e anche
un ufficio che non ha nulla a
che fare con la scuola. Arriva
presto l’ora di pranzo e mangio in cortile (il clima lo perm e t t e ) i n s i e m e a g l i i n s e -
gnant i , che come gl i inseg n a n t i d i o g n i s c u o l a a l
mondo tra loro parlano di...
scuola!
Kapriole è un’associazione
fondata e retta dai genitori,
non c’è nessun direttore, genitori e insegnanti si dividono i compiti. I primi si impegnano a inves t i re novanta
ore all’anno in lavori utili alla
scuola. Si dividono in gruppi
a seconda delle necessità : la
cucina, lavoretti di restauro,
la buroc raz ia, la f inanza e
così via.
I secondi si occupano dell’aspetto pedagogico, ovvero
decidono argomenti, modal i t à e t emp i d e l l e a t t i v i t à .
Molti di loro non hanno una
formazione riconosciuta da
insegnanti.
La scuola è autorizzata dallo
stato, ma non può far sostenere esami, quindi i ragazzi
sostengono gli esami da privatisti in una scuola pubblica di Friburgo. La qualità degli insegnanti è garantita dal
f a t t o c h e s t u d e n t i e i n s e -
gnanti già assunti osservano
per due settimane il candidato o la candidata e insieme
decidono se va bene per la
scuola. Gli studenti possono
anche far licenziare un insegnante se è deciso in assemblea viene votato. Ma la qualità in realtà è garantita dall’apertura e disponibilità degli insegnanti che si mettono
in gioco e propongono la loro lezione.
Nessuno è obbligato a seguire una lez ione. Se vedono
c h e n e s s u n o l a f r e q u e n t a
chiedono cosa non va e cercano di cambiare. Molti insegnanti prima hanno lavorato in scuole pubbliche e
sostengono che il loro modo
di comunicare e di insegnare
è molto migliorato da quand o l a v o r a n o a l l a K a p r i o l e
proprio perché non hanno
un pubblico sicuro, costretto
ad assecondarli per i voti.
Infatti non esistono valutazioni, né verifiche per come
le conosciamo noi!
Le lezioni avvengono sia in
modo ultraconvenzionale,
frontale e asettico sia in modo festoso allegro e disordinato, perché i ragazzi scelgono e ad alcuni piace la lezione frontale, mentre ad altri
no! Ogni insegnante è totalmente libero di impostare la
lezione come crede, non ci
sono limiti alla sperimentazione e al conservativismo.
Un esempio fra i tanti: una
mattina cinque ragazze che
da tempo si interessavano di
body painting hanno chiesto
se l’insegnante d’arte poteva
organi z zare un mini cor so
per loro, e così è stato. Per
tutta la mattina, finiti i lavori, queste ragazze sono andate in giro in bikini completamente dipinte sul corpo.
N e s s u n o h a g r i d a t o a l l o
scandalo o se ne è curato più
di tanto, perché ognuno è lib e r o d i e s p r i m e r s i c o m e
vuole fino a che non disturba gli altri.
Assemblea e comitato
L’assemblea del giovedì e il
comi tato di gius t i z ia sono
« l u o g h i » d i f o n d ame n t a l e
importanza nell’organizzazione della scuola.
Le prime due ore di ogni giovedì sono dedicate alla discussione e votazione delle
regole che insegnanti e ragazzi si danno. Il primo giov e d ì d e l l a mi a p r e s e n z a a
Friburgo, Jakob, di sei anni,
aveva sottoposto all’assemblea una mozione: abrogare
la regola per cui se per tre
volte si viene colti a non fare
a modo i lavori di riassetto e
pulizia (vanno fatti gli ultimi
dieci minuti di ogni giorno),
s i devono t ras cor rere due
o r e i n c u c i n a a d a i u t a r e .
Aveva motivato la sua critica
sos tenendo che fos se una
punizione eccessiva.
Allora Anton, otto anni, gli
ha fatto notare che in fondo
se lui avesse sempre fatto il
suo dovere non sarebbe mai
andato incontro a quella pu-nizione. Jakob, un po’ perplesso, dopo qualche minuto di riflessione si convinse e
ritirò la mozione.
Ogni per sona presente all’assemblea ha diritto di voto
e ogni voto, sia degli insegnanti sia degli alunni, ha lo
stesso valore.
I l c o m i t a t o d i g i u s t i z i a è
composto di tre mediatori,
ovvero tre ragazzi più un insegnante in qualità di osservatore, ogni tre settimane i
ruoli ruotano tra tutti i partecipanti alla scuola. Ogni persona quando subisce un torto o comunque vuole segnalare qualcosa che non ha rispettato le leggi votate in assemblea, può descrivere su
un foglio l’accaduto e segnalarlo al comitato di giustizia.
Martin, undici anni, aveva
fatto a pezzi la pistola che
Michael, sei anni, aveva costruito con le sue mani nell’officina del legno a scuola.
Così il comitato di giustizia
c o n s e r i e t à e p a z i e n z a h a
ascoltato le loro motivazioni.
Michael chiedeva che la pistola fosse riparata. Martin
con grande strafottenza ribatteva che gliene avrebbe
c o s t r u i t a u n a n u o v a v i s t o
che la sua era così brutta. Il
comitato ha cercato di far riflettere Martin sul valore affettivo che Michael attribuiva all’oggetto e dopo circa
una mezz’ora di discussione
Martin, capita la differenza,
ha accettato la richiesta di
Michael.
I più piccoli tendono ad abusare di questo strumento denunciando anche cose che
potrebbero essere risolte con
l’aiuto di un adulto; le punizioni sono del tipo: pulire le
finestre o non poter usare il
computer per una settimana. Ogni caso viene segnato
in un archivio così se un ragazzo è, per così dire, recidivo la punizione aumenta.
La riunione dei genitori
L’ultima sera sono stata invitata alla Elternabend, cioè la
riunione dei genitori, in cui
si parlava del bilancio annuale e del finanziamento
necessario.
Lars, 35 anni, genitore di due
alunni e segretario part time
della scuola, ha presentato la
situazione informando che
la quota necessaria a bambino era di 180 euro al mese.
Sono poi passati alla cosìddetta fase del cappello: ogni
genitore scrive in maniera
a n o n i m a s u u n f o g l i e t t o
quanto in coscienza e secondo le sue finanze è disposto
a pagare, poi si fa il conto
per vedere se si copre la quota totale necessaria e se non
basta si ripete la procedura.
Spesso ci vogliono tre «turni
di cappello» per arrivare alla
somma necessaria. Questo
processo assicura il senso di
comunità , senza entrare nei
conti privati delle famiglie. Il
progetto è comune, tutti ci
credono e fanno quello che
possono per sostenerlo. Le
famiglie sono molto eterogenee, da nullatenenti a benestanti.
Il venerdì su richiesta delle
bambine si fanno attività separate mas chi / femmine e
c o s ì me n t r e u n g r u p p o f a
un’us c i ta, l ’al t ro r imane a
scuola. Le bambine avevano
b i s o g n o d i s t a r e t r a l o r o
tranquillamente: questa regola era stata votata in assemblea tempo addietro.
Altra particolarità di questa
scuola: quando un gruppo di
ragazzi vuole imparare qualcosa può chiedere un corso
su determinati argomenti.
Ogni corso si dà delle regole
(frequenza obbligatoria per
non far perdere tempo agli
altri od obbligo di fare compiti e cose simili), ma sempre decise insieme. L’idea di
base è che non esiste un programma da svolgere, ma un
percorso da scoprire. Ognuno è libero di trovare la sua
strada e non c’è una formazione di base in senso classic o a c u i f a r e r i f e r i m e n t o .
Tutti alla fine sapranno leggere e far di conto, perché
sanno che serve per vivere.
Agli esami finali ottengono
sempre buoni voti e usciti
dalla scuola sanno quasi tutti cosa vogliono fare. Quello
che tutti imparano di sicuro
è saper sentire i propri bisogni, saper scegliere e avere
responsabilità delle proprie
scelte.
Fonte: Libertaria n. 1/2 - 2010 p 32-35
L'articolo mi è piaciuto molto. Sa dirmi quali requisiti si devono avere per potersi aprire una scuola democratica?
RispondiEliminaCiao Antonia,sinceramente non so quali requisiti si devono avere per aprire una scuola democratica.Ti consiglio di dare un'occhiata a questi siti http://www.educazionelibertaria.org/ e http://www.eudec.org/(Eudec è l'organizzazione europea per le scuole democratiche).
RispondiEliminaTi consiglio anche di dare un'occhiata anche a questo link http://www.operanazionalemontessori.it/index.php?option=com_content&task=view&id=282&Itemid=104,dove si spiega come aprire una scuola Montessori,ed essendo la Montessori considerata come scuola alternativa,credo che ciò dovrebbe valere anche per gli altri tipi di scuole alternative come,appunto, le democratiche.Ti consiglio anche di guardare questa pagina http://centrostudiodemocratico.wordpress.com/.
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