Di Daniele Gambetta
L’ importanza che sta acquistando oggigiorno la rete nei processi sociali e politici degli ultimi anni è indiscutibile.
Già durante le rivolte d’autunno, per il referendum e infine in occasione della protesta no-tav
ci siamo potuti accorgere di quanto internet sia diventato l’unico mezzo di informazione libero e non controllato da organi con biechi interessi politici.
In una tale situazione è inevitabile che questo mezzo venga preso di mira da tentativi di oscuramento e piani per acquisire maggior controllo da parte delle istituzioni; come tra l’ altro espresso dal Presidente Sarkozy al G8 di Internet.
In questo contesto a suscitare innumerevoli polemiche è la nuova delibera dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), discussa il 6 Luglio, che stabilisce le nuove norme in materia di “copyright”.
Secondo questa, il Garante per le Comunicazioni sarebbe autorizzato a segnalare una presunta violazione del diritto di autore su una qualunque pagina web, dopodichè il gestore della pagina è tenuto a rimuoverne il contenuto entro 48 ore. Inoltre, in caso di contraddittorio questo non può durare più di 5 giorni, dopo i quali Agcom è autorizzata a eliminare definitivamente la pagina in questione.
Oltre alla discutibilità del diritto di copyright e di ciò che ne consegue, una forte accusa mossa contro questo provvedimento è alla possibilità che avrebbe Agcom di agire senza il coinvolgimento della magistratura, il che potrebbe portare a processi sommari e all’oscuramento di siti di dubbia colpevolezza.
In altre parole questo provvedimento potrebbe tradursi in una vera e propria censura perpetrata da un organo che si arroga un diritto che non gli compete, dove l’accusato non avrebbe alcuna garanzia e nessuna possibiltà di difesa.
In una tale situazione è inevitabile che questo mezzo venga preso di mira da tentativi di oscuramento e piani per acquisire maggior controllo da parte delle istituzioni; come tra l’ altro espresso dal Presidente Sarkozy al G8 di Internet.
In questo contesto a suscitare innumerevoli polemiche è la nuova delibera dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), discussa il 6 Luglio, che stabilisce le nuove norme in materia di “copyright”.
Secondo questa, il Garante per le Comunicazioni sarebbe autorizzato a segnalare una presunta violazione del diritto di autore su una qualunque pagina web, dopodichè il gestore della pagina è tenuto a rimuoverne il contenuto entro 48 ore. Inoltre, in caso di contraddittorio questo non può durare più di 5 giorni, dopo i quali Agcom è autorizzata a eliminare definitivamente la pagina in questione.
Oltre alla discutibilità del diritto di copyright e di ciò che ne consegue, una forte accusa mossa contro questo provvedimento è alla possibilità che avrebbe Agcom di agire senza il coinvolgimento della magistratura, il che potrebbe portare a processi sommari e all’oscuramento di siti di dubbia colpevolezza.
In altre parole questo provvedimento potrebbe tradursi in una vera e propria censura perpetrata da un organo che si arroga un diritto che non gli compete, dove l’accusato non avrebbe alcuna garanzia e nessuna possibiltà di difesa.
Di certo non sono mancate le risposte da parte di tutti: attivisti, organizzazioni e mondo del web hanno dovunque proposto iniziative per riscattare la libertà di parola; a partire dalla campagna “sitononraggiungibile”, sul cui sito è possibile firmare la petizione antidelibera appoggiata anche da associazioni quali Agorà Digitale, Altroconsumo e Confcommercio. Queste hanno anche partecipato alla “Notte della Rete”, la diretta no-stop trasmessa in streaming su vari siti e blog, nella quale ad esprimere la loro posizione contro Agcom sono stati Margherita Hack e Dario Fo.
Il 28 Giugno inoltre, il sito di Agcom è stato colpito da un attacco informatico, successivamente rivendicato dal gruppo di Anonymous, comunità online di attivisti su cui recentemente tanti media nazionali hanno posto l’ attenzione, denigrandone e denunciandone le azioni dimenticando il ruolo fondamentale assunto durante gli attacchi ai Paesi che avevano oscurato le notizie di Wikileaks, quali Tunisia, Egitto e Zimbabwe.
Se uno qualunque oscura un sito è un reato da punire, se lo fa il garante per le comunicazioni è tutto nella norma.
Se uno qualunque oscura un sito è un reato da punire, se lo fa il garante per le comunicazioni è tutto nella norma.
Questi provvedimenti inoltre fanno comprendere appieno quanto la libertà di espressione permessa dalla rete possa fare tanto per tutti, e di questo ne sia un esempio la vittoria dell’ ultimo referendum, quando contro alla campagna oscurantista dei telegiornali e della televisione tutta, il mondo cittadino è davvero riuscito a creare un alternativa forte e brillante permettendo la divulgazione necessaria al buon esito.
Questa è la prova che la strada è quella giusta, quella da continuare a percorrere tutti insieme nonostante le difficoltà, le incertezze di ogni giorno e le insidie poste dinnanzi da chi ha davvero paura della voce del popolo.
Questa è la prova che la strada è quella giusta, quella da continuare a percorrere tutti insieme nonostante le difficoltà, le incertezze di ogni giorno e le insidie poste dinnanzi da chi ha davvero paura della voce del popolo.
Da Liberarchia
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RispondiEliminaMi riporta alla mente il provvedimento della UE per controllare i cittadini con opinioni troppo "radicali": Questo programma può essere usato contro individui coinvolti in gruppi di estrema destra o sinistra, nazionalisti, religiosi o no-global.
E sottolineo no-global.
Personalmente non mi ritengo un "no-global", però sono contrario a un Elite globalista che si sostituisca alle istituzioni elette democraticamente dal popolo.
Per i temi che tratto, potrei venir accusato facilmente di essere anti-sistema o no-global. Sono solo "etichette" volte a screditare tutti coloro i quali hanno capito le truffe mediatiche e politiche degli ultimi 50 anni.
Staremo a vedere:
legge sul copyright + reato penale per opinioni radicali = pulizia dell'informazione.